Annunciato per oggi in consiglio dei ministri, il decreto scritto da Beatrice Lorenzin sulla fecondazione eterologa finisce invece nel cestino. Dopo «un’approfondita discussione», il governo decide infatti di chiedere al parlamento di fare una legge in materia. Nonostante la sentenza della Consulta che ha bocciato la legge 40 anche su questo punto, secondo lo stesso governo il divieto di fecondazione eterologa dovrà restare in vigore finché, appunto, la legge non sarà approvata. Ma Filomena Gallo, dell’associazione Luca Coscioni, sottolinea: «La Fecondazione eterologa in Italia è una tecnica che è già legale e si può dunque applicare subito: lo dicono i giudici della Corte Costituzionale». Nel testo Lorenzin, tra l’altro, erano affrontati solo temi tecnici. Dall’età dei donatori (20-35 anni le donne, 18-40 gli uomini), agli esami che avrebbero dovuto fare. Inoltre era sottolineato che questi ultimi dovevano restare anonimi ed essere identificati solo da un codice alfanumerico, da usare nel caso fossero state scoperte malattie nel figlio naturale. Il decreto stabiliva soprattutto che l’’eterologa è un Lea, un livello essenziale di assistenza che deve essere assicurato a tutti i cittadini da tutte le Regioni. Con l’approvazione del decreto questo punto avrebbe obbligato i vari sistemi sanitari a avviare questo tipo di pma, procreazione medicalmente assistita, nelle strutture pubbliche praticamente da subito. Adesso si rischia una grande difformità di offerta. La Toscana, ad esempio, ha già fatto una delibera per autorizzare i suoi centri all’eterologa, come sottolinea il governatore Enrico Rossi, altre Regioni sono molto più indietro e altre ancora aspettano una disciplina nazionale. Poi ci sono i centri privati, che si muovono comunque sulla base alla sentenza della Consulta. La ministra Lorenzin ha scritto una lettera a tutti i capigruppo spiegando appunto che il consiglio dei ministri «ha condiviso la necessità di intervenire in via legislativa, nonché – tenuto conto degli evidenti profili etici che attingono la materia – di rimettere a una iniziativa legislativa parlamentare la disciplina della Pma eterologa nel nostro ordinamento». Quindi ai gruppi viene chiesto di «assumere iniziative dirette a una tempestiva attuazione della sentenza della Consulta, secondo le indicazioni provenienti dal Giudice delle leggi e nel rispetto dei principi costituzionali vigenti».