Sulla fecondazione eterologa questa volta non è un tribunale a colmare le lacune di governo e parlamento, ma sono le regioni. In attesa che la ministra Beatrice Lorenzin emani le linee guida aggiornate della legge 40, come la stessa norma vuole e tanto più urgenti da quando il 9 aprile scorso la Corte costituzionale ha abolito il divieto di procreazione assistita con gameti esterni alla coppia contenuto nella legge-manifesto dei prolife italiani, ieri gli assessori alla Sanità di tutte le regioni riuniti a Roma hanno approvato un documento tecnico che traccia le regole di applicazione della fecondazione eterologa. Un documento che questa mattina passerà al vaglio della Conferenza Stato-Regioni convocata ad hoc in seduta straordinaria dal presidente Sergio Chiamparino e che, secondo gli accordi politici presi ieri, sarà la bozza delle linee guida adottate dalle singole regioni. Per evitare quel «far west» ipotizzato anche dall’ex ministro Pd Beppe Fioroni o quella «disomogeneità del servizio da regione a regione» paventata da una ventina di senatori in un’interrogazione urgente presentata al premier Renzi.

Il testo del documento tecnico ricalca in sostanza la delibera 650 della regione Toscana, la prima a normare l’eterologa, tanto che è toscano il primo ospedale pubblico in Italia dove da oggi sarà possibile accedere a questa tecnica: il policlinico Careggi di Firenze, dove sono già 184 le coppie che ne hanno fatto richiesta. Nei centri privati, infatti, l’accesso delle coppie all’eterologa era già possibile, come chiarito dal Tribunale di Bologna con due sentenze emesse il 14 agosto scorso che tra l’altro smentiscono il governo sul «vuoto legislativo da colmare». «Ma senza linee guida, c’era il rischio – spiega l’assessore toscano alla Sanità, Luigi Marroni – di una completa deregolamentazione, soprattutto nelle strutture private». A cominciare dai nodi “etici” più delicati: il diritto del nascituro a conoscere l’identità del genitore genetico e il divieto di scegliere il donatore di gameti per evitare il rischio di eugenetica evocato da più parti.

Il documento tecnico messo a punto ieri dalle regioni stabilisce infatti che i genitori riceventi non possano in alcune modo scegliere tra i donatori, che pure saranno tracciati in un Registro apposito ma la cui identità rimarrà segreta. Il bambino nato dalla fecondazione eterologa però dovrà avere almeno lo stesso colore della pelle dei genitori riceventi, per tentare di stabilire una certa “contiguità” tra il fenotipo del nascituro e quello della coppia. «È proibita la selezione del donatore da parte della coppia richiedente – spiega ancora l’assessore Marroni – ma siccome stiamo parlando di un bambino partorito e non di un’adozione, i centri di fecondazione eterologa dovranno cercare di far corrispondere il colore della pelle e dei capelli, l’altezza o anche il gruppo sanguigno del nascituro con quello della coppia ricevente, per evitare l’insorgere di problemi psicologici nel bambino e nella famiglia». Solo una volta compiuti i 25 anni di età, il figlio potrà conoscere l’identità del genitore biologico se questo lo acconsentirà. Da ciascun donatore potranno nascere al massimo 10 bambini, con la possibilità però delle coppie che vogliono altri figli di chiedere i gameti della stessa persona.

Per accedere alle tecniche di Pma eterologa nelle strutture pubbliche o in quelle convenzionate si pagherà, nell’ambito dei Livelli essenziali di assistenza, un ticket che potrebbe aggirarsi sui 500/600 euro, ma solo se la donna ricevente ha al massimo 43 anni, l’età considerata – chissà perché – il limite della fertilità potenziale. Il resto del costo dell’operazione – tra i 2.500 e i 3.200 euro – sarà a carico del Servizio sanitario regionale. Inoltre il donatore di sperma dovrà avere tra i 18 e i 40 anni, mentre potranno donare i gameti femminili le donne tra i 20 e i 35 anni.

Soddisfatto Sergio Chiamparino: «L’accordo trovato sul documento tecnico rappresenta un deciso passo in avanti per rendere effettivo l’esercizio di un diritto che è di tutti i cittadini – ha detto il governatore della Regione Piemonte – Rimane ora da definire la questione economica, che affronteremo domani (oggi, ndr) con il ministro Lorenzin e nella successiva riunione della Conferenza delle Regioni». Insiste invece la titolare della Salute, che un paio di settimane fa aveva chiesto alle regioni di aspettare che il parlamento legiferasse in merito: «È un bene che le Regioni trovino un accordo sulla fecondazione eterologa, ma una legge è necessaria – ha detto ieri Lorenzin – ho mandato la bozza del decreto alla Camera e al Senato, spero che il Parlamento possa lavorare in tempi veloci, almeno per quelle norme che ci permettono di recepire le direttive europee e di poter effettuare in sicurezza una pratica che riguarda bambini che nasceranno e che devono avere una sicurezza pari agli altri». Per l’avvocato Filomena Gallo, segretario dell’Associazione radicale Luca Coscioni, invece, «occorre ricordare al ministro della Salute che in virtù delle normative vigenti l’eterologa è legale in Italia e pertanto se il servizio non sarà fornito chi si recherà all’estero potrebbe chiederne in rimborso in Italia aumentando di certo la spesa necessaria, in base alla nuova normativa riguardante l’assistenza sanitaria transfrontaliera».