Anticipata dallo scoop del diario.es, ieri è arrivata ufficialmente la dichiarazione della dissoluzione definitiva dell’Eta. Il comunicato finale è stato letto da Ginevra da un rappresentante del Centro Henry Dunant per il dialogo umanitario, e contemporaneamente dal dirigente storico di Eta Josu Urrutikoetxea (Josu Ternera) e della prigioniera Soledad Iparragirre in euskara, castigliano e francese (i video sono stati diffusi dai giornali locali Gara e Berria).

Nella dichiarazione non si fa menzione alcuna alle vittime della lotta armata e al dolore causato, come riportato dalla stampa spagnola il giorno prima. «Un ciclo si è chiuso», dice l’Eta annunciando lo smantellamento di tutte le sue strutture. L’organizzazione separatista basca non rinuncia però ad accusare Spagna e Francia «che si ostinano a perpetrare questo ciclo».

Mariano Rajoy bolla il documento come «rumore» e «propaganda» e promette: nessuna impunità. Anche se in un’intervista al País il presidente della regione Iñigo Urkullu (del Pnv, il partito nazionalista moderato) ha assicurato che il premier spagnolo è «sensibile» a un cambiamento nella politica penitenziaria per i prigionieri dell’Eta. Per Pablo Iglesias (Podemos) la dissoluzione dell’Eta è «una buona notizia. ma arriva tardi e continuano a mancare l’autocritica e le scuse a tutte le vittime».