Ingiustizia è fatta. Il sindacalista italo-brasiliano Henrique Pizzolato è stato estradato in Brasile, destinazione il carcere di Papuda, uno dei più violenti del paese. Pizzolato è stato condannato a oltre 12 anni di carcere nell’ambito del processo per presunte irregolarità amministrative nel finanziamento della campagna elettorale dell’allora presidente Lula da Silva: lo scandalo del «mensalao», scoppiato nel 2005. «Hanno colpito me per colpire Lula», ha infatti ripetuto Pizzolato, negando ogni suo coinvolgimento. Purtroppo, il tribunale che ha giudicato il «mensalao» non prevede appello e il sindacalista non ha potuto difendersi. Si è perciò rifugiato in Italia e per lui è iniziata un’altalena di sentenze che alla fine lo ha consegnato nelle mani del ministro Orlando: che avrebbe potuto lasciarlo in carcere a Modena in attesa della risposta della Corte europea per i diritti dell’uomo. Invece, sono risultati inutili gli appelli in sua difesa, rivolti al ministro dai senatori Pd Cecilia Guerra e Luigi Manconi, che scrivono: «L’estradizione di Pizzolato si spiega solo con la necessità di scambiarlo con l’estradizione in Italia del boss camorrista Scotti, latitante da trent’anni e responsabile di molti omicidi. Una pagina non bella per la giustizia italiana»