Lo stato di emergenza nella Penisola del Sinai è stato prolungato di altri tre mesi. Teatro di frequenti attacchi alle forze di sicurezza egiziane compiuti da gruppi affiliati allo Stato Islamico, è sotto stato di emergenza dal governo ad interim del presidente Mansour, dopo la defenestrazione del presidente eletto Morsi.

Per decreto presidenziale, pubblicato in gazzetta ufficiale, l’ordine è esteso fino alla fine di luglio nelle aree da Tal Rafah a est fino a Oja a ovest e lungo la costa fino al confine internazionale con la Striscia di Gaza, il valico di Rafah. Secondo l’ordine, vigera’ il coprifuoco dalle 7 di sera alle 6 di mattina.

Lo stato di emergenza riconosce maggiori poteri all’esercito, autorità direttamente legata ad al-Sisi: i militari potranno prendere tutte le misure giudicate opportune per proteggere la sicurezza di civili e proprietà pubbliche. Chiunque lo violi sarà imprigionato.

Buona parte dell’affidabilità e della credibilità del regime egiziano nato dal golpe militare del luglio 2013 si fonda sulla guerra globale al terrorismo di matrice islamista. Una credibilità che gli garantisce impunità all’interno dei confini nazionali quando reprime la Fratellanza Musulmana, tendenziosamente accumunata ai gruppi terroristici legati a Isis e al Qaeda.

E fuori permette ad al-Sisi di presentarsi come alleato imprescindibile per l’Occidente nella crisi della vicina Libia e come braccio destro di Israele nell’assedio che soffoca la Striscia di Gaza governata da Hamas.