C’è del marcio su Venere. La notizia che un team di astronomi ha osservato nell’atmosfera del pianeta Venere grandi quantità di fosfina, una molecola tossica e puzzolente formata da tre atomi di ossigeno e uno di fosforo, ha fatto il giro del mondo. La ragione è che le scienziate e gli scienziati che firmano la ricerca non sono stati in grado di trovare una spiegazione migliore per giustificarne la presenza che la possibile esistenza di batteri sul secondo pianeta del Sistema Solare.

Finalmente una notizia di scienza non legata al Covid, che parla di possibile vita aliena e per giunta su un pianeta dove, per le sue durissime condizioni (una pressione sulla superficie equivalente a quella che troviamo a 1600 metri di profondità del mare sulla Terra, un’atmosfera fatta di dense nubi di gas tossici, un terribile effetto serra che genera una temperatura sulla superficie di più di 400 gradi, sufficienti per fondere il piombo) nessuno aveva pensato di cercarla: gli ingredienti ci sono tutti per suscitare un grande interesse. Immancabile, poi, il ricordo del divulgatore astronomo Carl Sagan, che chiamava Venere «un inferno» e che già aveva immaginato che, forse al di sopra delle nubi di quel pianeta qualche forma di vita si sarebbe potuta sviluppare.

Ora è tutto un succedersi di ipotesi su come potrebbero essere i venusiani batteri anaerobi (che vivono in assenza di ossigeno e che sulla terra sono in grado di produrre questa sostanza), forse simili a quelli che da noi vivono nelle condizioni più estreme: ma la realtà è che ancora una volta lo scoop scientifico segue più le regole della comunicazione che della scienza. In altri tempi, si sarebbe trattata di un’affascinante ipotesi accademica, magari utilizzata da qualche scienziato per spingere a far approvare da qualche agenzia spaziale una nuova missione spaziale di esplorazione del pianeta più vicino alla Terra (gli unici che riuscirono ad atterrare e sopravvivere qualche minuto sulla superficie del pianeta con una sonda furono i sovietici negli anni 80, e oggi c’è una sola missione giapponese che gli orbita attorno per studiarlo).

Ma nella scienza ormai prevalgono altre logiche: virtù non luce in disadorno ammanto, scriveva Leopardi. E oggi anche la ricerca più affascinante ha bisogno di un packaging convincente per garantirgli credibilità. Non che non sia solida: è un lavoro pubblicato su Nature Astronomy, una delle principali riviste scientifiche del mondo. Non abbiamo trovato tracce di vita su Venere. Abbiamo osservato – brillante idea che potrebbe aiutarci a cercare la vita su pianeti attorno ad altre stelle – grandi quantità di una molecola per la produzione della quale non abbiamo saputo immaginare altra spiegazione che il meccanismo usato da certi batteri molto speciali qui sulla Terra.
Una molecola che da noi viene usata come arma chimica, insetticida ed è anche un residuo della produzione della droga metanfetamina. Che metafora potente di quello che è secondo gli umani la vita.