Ho cominciato a fare film quando ancora andavo a scuola. Ormai neanche li conto più». Elegante nel suo tailleur color panna e sicura di sé, allegra e composta, Claudia Cardinale si è presentata al pubblico canadese dell’Icff, il Festival del Cinema Italiano, a Toronto che si è chiuso domenica scorsa, con il consueto sorriso sulle labbra. «Nella mia vita non volevo fare cinema – ha raccontato l’attrice, nata a Tunisi – Il mio sogno era fare l’esploratrice, mia sorella voleva fare cinema. Ma per girare sono stata in Amazzonia, Perù, Russia, Africa, e ho vissuto in diversi paesi, inclusa la Francia, dove risiedo ora. E così ho comunque coronato il mio sogno».

 

 

 

Cardinale la ricordiamo in film italiani degli anni Sessanta come L’audace colpo dei soliti ignoti di Nanni Loy (uscito in realtà nel 1959), Il Gattopardo e Vaghe stelle dell’Orsa di Visconti, Otto e mezzo di Fellini e La ragazza di Bube di Comencini, ma anche in film stranieri, come Il circo e la sua grande avventura di Henry Hathaway, con John Wayne e Rita Hayworth, Piano, piano non t’agitare! diretto da Alexander Mackerdrick con Tony Curtis, e Il figlio della pantera rosa di Blake Edwards. Non si è mai sentita un’attrice, come lei stessa ha ribadito, ma intanto continua a recitare senza sosta.
Qual è la differenza tra girare film negli anni Sessanta e oggi? «L’unica vera differenza nel girare film rispetto al passato – ha assicurato a un attento e interessato pubblico italiano e canadese – è che oggi in Italia non ci sono più finanziamenti e molti bravi registi e attori sono costretti a lavorare all’estero. Non come in Francia, dove i giovani hanno ancora una possibilità». «Io negli ultimi anni ho recitato in film con registi esordienti per aiutarli. Anche se pure a Parigi, ormai, la maggior parte dei film nelle sale sono americani».

 

 

Cardinale si è definita persona assolutamente normale, anzi «un maschiaccio», e infatt si è sempre sentita a suo agio a girare film con cast dove tutti gli altri grandi attori e i registi erano uomini. Ha attraversato con disinvoltura oltre mezzo secolo di storia del cinema, eppure è rimasta umile e con i piedi per terra. «Non mi piacciono le persone che si montano la testa. Non ho mai avuto body guard, non li sopporto, giro da sola, vado a fare la spesa e tutto».

 

 

L’attrice è a Toronto per ricevere il premio alla carriera che il festival del cinema italiano le ha consegnato, come ha spiegato il direttore artistico Cristiano De Florentiis, «anche perché rappresenta un’italiana all’estero, un po’ come gli italiani che vivono qui». Per questa quinta edizione al festival è stato proiettato Tutte le strade portano a Roma della regista svedese Ella Lemhagen, in cui Cardinale recita al fianco dell’attrice americana Sara Jessica Parker e di Raoul Bova, anche lui a Toronto.

 

 

 

 

Nel film, Cardinale è la mamma di Bova, «un po’ pazzerella», definizione che le si addice. I due sono entrati talmente nella parte, hanno confessato compiaciuti che, arrivati in città, in albergo era stata assegnata una stanza per i figli di lui e una per Bova e Cardinale. «Ma abbiamo subito sistemato le cose». Quest’anno Cardinale ha recitato in una fiction tv, la quarta serie de Il bello delle donne. «È la prima volta che giro una serie per la tv. Per un attore è molto importante ricordare che davanti alla macchina da presa sei l’altro, ma quando finisci ritorni te stessa».