I socialisti e Unidas Podemos hanno imparato a essere Zen. Erano mesi che non si vedeva tanta contenzione nei toni, tanto profluvio di frasi moderate, tante occasioni di polemica evitate. E dire che le pressioni sono molto forti dalle parti della Moncloa, sede ufficiale dell’esecutivo, e di molte delle riunioni che si sono tenute in segreto in queste settimane fra i futuri partner di governo. Sicuramente, i nemici dell’esecutivo rosso-viola sono molti: a parte i tre partiti della destra (popolari, Vox e quel che resta di Ciudadanos), la Confindustria spagnola, buona parte della gerarchia ecclesiastica, molta stampa, molti degli stessi “baroni” territoriali socialisti, che vedono come fumo negli occhi sia Unidas Podemos, sia i nazionalisti baschi e catalani.

Ma la lista degli scontenti non finisce qui. L’altro attore fondamentale, Esquerra Republicana, è messa anche peggio. Ieri sera il Consiglio nazionale del partito indipendentista catalano ha finalmente dato luce verde all’accordo negoziato dai suoi leader con i socialisti. I repubblicani si asterranno nella votazione di investitura di Sánchez, permettendo così al nuovo governo di nascere il 7 gennaio. «Mettiamo i nostri deputati al servizio della via del dialogo nonostante il rischio che comporta», ha detto il vicepresidente catalano Pere Aragonés. Per sabato la presidente del Congresso Meritxell Batet ha convocato la prima sessione di investitura, che culminerà col primo voto domenica (dove sarebbe necessaria la maggioranza assoluta dei voti, di cui il presidente non dispone). A 48 ore dal voto, nella seconda sessione, basteranno più sì che no: ecco perché l’astensione dei 13 di Esquerra (e dei 5 di Eh Bildu, i baschi eredi del braccio politico dell’Eta) sarà fondamentale perché il primo governo spagnolo di coalizione veda la luce.

Ebbene, le pressioni dei partiti indipendentisti catalani su Esquerra sono ancora più forti: non solo dagli anticapitalisti della Cup (che voterà No) e dai Cdr, i comitati di difesa della repubblica, che accusano i repubblicani poco meno di aver negoziato con il diavolo. L’accordo, dicono dalla Cup, «fomenterà la repressione e la violazione sistematica dei diritti». Ma anche dai suoi soci di governo in Catalogna, JuntsxCat, dal presidente catalano Torra e da Bruxelles dall’ex presidente Puigdmont. Torra e i suoi minacciano di non sedersi al tavolo delle trattative che tanta fatica è costato a Erc strappare ai socialisti: un foro nuovo, diverso dai canali istituzionali già esistenti, dove i governi catalano e spagnolo siederanno in modo paritario, si potrà discutere qualsiasi tema senza veti (incluso l’argomento tabù dell’autodeterminazione) e i risultati del quale verranno sottoposti a una consultazione in Catalogna. Esquerra è riuscita finalmente a costringere il governo spagnolo a incanalare il conflitto catalano su binari politici e non giuridici. Ma naturalmente questo rompe il giocattolo di chi del conflitto vive da anni: le tre destre spagnole, e anche la destra di JuntsxCat: «L’accordo fra Erc e socialisti non ha il nullaosta del governo catalano», fanno sapere piccati. E minacciano ennesime elezioni anticipate in Catalogna.

Che comunque sembrano inevitabili: i rapporti fra i soci di governo sono pessimi da mesi e oggi la giunta elettorale potrebbe rendere effettiva la sentenza (in attesa di ricorso) contro Torra, interdicendolo dai pubblici uffici (aveva disobbedito a una decisione della stessa giunta). La scommessa di Erc è quella di cambiare i rapporti di forza in Catalogna a proprio vantaggio. Ma questo dipenderà anche dai primi passi di Sánchez.

Intanto è in arrivo un’ulteriore gatta da pelare: la giunta elettorale decide anche se liberare il leader repubblicano Junqueras dal carcere perché prenda possesso del suo euroseggio, prima della decisione formale del Tribunale Supremo. Mentre a Bruxelles Carles Puigdemont e Toni Comín gongolano: ieri i giudici belgi hanno respinto la richiesta spagnola di estradizione nei loro confronti. La settimana prossima sono pronti a entrare nell’Eurocamera dopo la sentenza dei giudici europei: con o senza nullaosta spagnolo, sono deputati a tutti gli effetti e godono di immunità parlamentare.