L’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione ha presentato un esposto contro il presidente della sezione di Brescia del Tar di Lombardia, il giudice Roberto Politi. «Le sue dichiarazioni in materia di immigrazione all’apertura dell’anno giudiziario – scrive Asgi – rappresentano una grave violazione dei suoi doveri d’ufficio di indipendenza e imparzialità». Per questo Asgi ha chiesto al presidente del Consiglio di stato l’apertura di un procedimento disciplinare nei confronti di Politi e auspica la sospensione cautelare dalle sue funzioni in attesa dell’esito. In ogni caso l’associazione di giuristi ritiene indispensabile che il magistrato si astenga da qualsiasi giudizio in cui si trovi coinvolto un ricorrente straniero. Se ciò non dovesse accadere invita gli avvocati a chiederne la ricusazione.

TROPPO GRAVI sono state le parole pronunciate il 14 marzo scorso. Politi aveva parlato di «penosa litania dei diritti fondamentali», plaudendo un «esecutivo finalmente non più pavido» e augurandosi «una stagione in cui la fin troppo frequente evocazione di irrinunciabili e non negoziabili posizioni giuridiche alle quali l’ordinamento deve prestare tutela possa, finalmente, essere declinata anche in favore dei cittadini italiani, nati in Italia da cittadini a loro volta italiani». Non solo, quindi, un esplicito apprezzamento del governo, soprattutto in materia di immigrazione, ma anche un’interpretazione personale e non certo giuridica del concetto di «italianità», legata al sangue del sangue più che ai documenti rilasciati dallo stato.

POSIZIONI SINGOLARI per un magistrato che ha giurato sulla Costituzione. Infatti hanno provocato un vespaio di polemiche. Dure critiche sono piovute dal presidente del Consiglio di stato Filippo Patroni Griffi, dalla corrente Amministrare giustizia e dal direttivo della Camera penale di Brescia. Mercoledì è tornata sul caso l’associazione dei giudici del Consiglio di stato affermando che «il magistrato dovrebbe testimoniare l’uguaglianza di tutti davanti alla legge, senza distinzione di sesso, provenienza geografica, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali». Le toghe hanno sottolineato che i diritti fondamentali costituiscono quella parte di Costituzione che deve rimanere al riparo da qualsiasi contesa politica e non soggetta al volere delle maggioranze del momento.

«DAL DISCORSO DI POLITI emergono soprattutto due aspetti – commenta Dario Belluccio, segretario di Asgi – la mancanza di indipendenza del giudice, che porta nelle sedi della giustizia tesi discriminatorie e giudizi di condivisione con il potere esecutivo incompatibili con la sua funzione, e l’ergersi del magistrato a soggetto che attribuisce o nega diritti fondamentali sulla base di tali tesi». Questi diritti, invece, «sono propri della persona indipendentemente dalla sua appartenenza a una identità culturale, ideale o nazionale – continua l’avvocato – Il giudice li deve solo riconoscere».