Nonostante si sia ormai insediato in Campidoglio, il senatore Stefano Esposito, neo-assessore ai trasporti della giunta Marino, non trascura la battaglia che l’ha reso celebre: quella a favore della costruzione della linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione. Ieri il senatore piemontese del Pd, vicepresidente della commissione trasporti, era furente dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della delibera Cipe relativa all’approvazione del progetto definitivo della parte italiana della sezione transfrontaliera dell’opera.

Perché? Per un motivo preciso: la cifra destinata alle «opere compensative», da sempre vessillo ideologico dei Sì Tav, è stata ridotta da 112,5 milioni (corrispondenti al 5% dell’importo delle opere lato Italia) a 32 milioni e 129 mila euro. «È un fatto gravissimo e inaccettabile, politicamente e giuridicamente». Ha così tuonato Esposito, che ha aggiunto: «La soglia del 5% corrisponde all’aliquota disponibile per l’accompagnamento dei cantieri delle opere comprese nella Legge Obiettivo». Il senatore ha sottolineato: «Solo dopo l’approvazione del progetto preliminare di Ltf (ora Telt, la società italo-francese incaricata di realizzare e gestire la nuova linea, ndr) il legislatore aveva rivisto al ribasso la quota del 5% al 2% e pertanto l’interpretazione più volte ribadita, anche in sede ministeriale e parlamentare, è che tale percentuale non riguardi questo progetto. Nonostante ciò, il Cipe ha ridotto i fondi promessi, più volte confermati dai diversi ministri».

La notizia del taglio è risalita lungo la Penisola e da Roma è arrivata in Val di Susa. «Le promesse si stanno rivelando per quelle che sono», ha commentato Sandro Plano, sindaco Pd di Susa storicamente contrario alla Tav. «Beninteso che noi contestiamo l’utilità dell’opera e che non abbiamo chiesto alcuna compensazione. Preferiremmo, invece, che i soldi pubblici fossero spesi per investimenti davvero utili; la riduzione non è una sorpresa». Plano si è augurato «che adesso non vengano messi in discussione interventi chiave per la Val di Susa, che non vanno considerati compensazioni».

Secondo Nilo Durbiano, sindaco di Venaus, «questa notizia può essere l’occasione per tornare a sedersi tutti attorno a un tavolo senza pregiudiziali, discutendo sull’utilità dell’opera ed, eventualmente, sulla migliore modalità per realizzarla». La prevista stazione internazionale a Susa, per Durbiano, rischia «di diventare una cattedrale nel deserto».

Il senatore Esposito si è subito rivolto al ministro delle infrastrutture e dei trasporti Graziano Delrio: «Intervenga immediatamente per porre rimedio a questa scellerata decisione garantendo il reintegro completo dei fondi previsti». Per l’esponente Pd, «i veri nemici della Tav non si trovano tra le file del movimento No Tav, ma negli uffici ministeriali e nell’ottusità di taluni dirigenti e funzionari» del ministero dell’ambiente e del ministero delle finanze, che già in passato avrebbero «tentato blitz in tal senso, sventati dall’intervento parlamentare».

Ieri, la situazione si è fatta incandescente e i telefoni roventi, finché dopo vari solleciti provenienti dai palazzi del potere piemontese («I patti vanno rispettati» ha detto l’assessore regionali ai trasporti, Francesco Balocco) è intervenuto il ministro Delrio: «Vanno erogate tutte le risorse secondo quanto stabilito nel progetto pubblicato. I fondi mancanti verranno attribuiti con le future approvazioni progettuali». Incassando gli applausi del sindaco Fassino, del presidente della Regione Chiamparino e di Mario Virano, direttore di Telt: «Le dichiarazioni del ministro lasciano intendere che lo stanziamento previsto dal Cipe è una prima quota, che lo stesso provvederà a integrare».