Mentre il sindaco Ignazio Marino affondava, l’ex assessore ai Trasporti della capitale, il torinese Stefano Esposito, con la consueta grazia che lo distingue, infliggeva il suo colpo di grazia, cinguettando dal suo profilo Twitter: «Dopo aver letto questo articolo devo prendere atto di aver dato la mia lealtà a un bugiardo. Vergogna». Così, il senatore Pd riferendosi all’indagine nei confronti di Marino per la vicenda delle spese effettuate con la carta di credito intestata al Comune di Roma. L’impegno di Esposito, che sognava l’Atac ad alta velocità, in giunta a Roma è stato breve, costellato da numerose gaffe, e improduttivo.

Ma chi è il fustigatore di Moncalieri, panzer della rete, noto più che altro per la sua difesa a oltranza dell’alta velocità Torino-Lione? Classe 1969, è stato, dalla Figc in poi, per buona parte della sua carriera un uomo di partito. Ama definirsi «ragazzo di strada» e nemico dei salotti. Il suo esordio in politica, dopo gli anni nei movimenti studenteschi, lo fa come portaborse, quando nel 2001, durante la prima giunta Chiamparino, divenne staffista dell’assessore Roberto Tricarico, l’uomo che – paradosso della storia – Marino ha voluto quale suo capo di gabinetto. Il primo incarico politico lo ottenne, invece, in Provincia nel 2005 come consigliere e capogruppo dei Ds. Esposito venne eletto alla Camera dei deputati nel 2008. Dal 2013 al Senato.

Veltroniano, bersaniano, giovane turco, orfiniano di tendenza renziana, in Piemonte si trova spesso in sintonia con il centrodestra. Nel 2002 era stati nominato ad della Trm, società dell’inceneritore. Capogruppo dei Ds in Provincia nel 2004, carica che lasciò nel 2006, anno in cui diventò il presidente della Seta, consorzio per lo smaltimento della spazzatura. Esposito vede da sempre con il fumo negli occhi i No Tav, li chiama delinquenti. Nel 2013 se la prese anche con una 33enne artista toscana, che aveva denunciato molestie sessuali da parte delle forze dell’ordine. Ancora ferocemente su Twiutteer «Parte da Pisa per andare a fare la guerra allo Stato, prende giustamente, qualche manganellata e si inventa di essere stata molestata #bugia».

Ma sono i legami con alcuni imprenditori valsusini ad avergli creato recenti imbarazzi (seppur contenuti da riflettori dei media). Per esempio, quello con Ferdinando Lazzaro, titolare della fallita Italcoge, vittima di presunti attacchi incidiari attribuiti ai No Tav – ora imputato nel processo «San Michele», dal nome dell’operazione dei carabinieri sulle presunte infiltrazioni di ’ndrangheta in Piemonte.
In un’informativa del Ros dei carabinieri si legge come Lazzaro fosse riuscito a fare «intervenire in suo favore personalità politiche e quadri della committente Ltf». Uno di questi era Esposito.

I fatti risalgono al 2012, quando l’inchiesta non era nota. L’informativa riporta come Lazzaro nella primavera di tre anni fa rischiasse di perdere alcuni subappalti dato che la Cmc di Ravenna, a cui sono affidati i lavori del cunicolo esplorativo di Chiomonte, non voleva affidarli a una società fallita. Contattò il direttore generale di Ltf Marco Rettighieri, il presidente del Consorzio Valsusa Luigi Massa (ex senatore Ds) e il senatore Pd Esposito. Quest’ultimo avrebbe contattato il presidente della Cmc in presenza di Lazzaro, che si lamentava della «posizione poco indulgente adottata da Cmc nei loro confronti» per l’ottenimento del movimento terra. La questione è emersa in una telefonata intercettata tra Lazzaro e un altro imprenditore valsusino Claudio Martina, e quelle con Luigi Massa. Esposito, lo scorso settembre, aveva replicato: «Non ho ricevuto nessun avviso di garanzia. Se sono indagato lo dicano altrimenti chiedo io ai Ros di rendere pubblica una segnalazione che feci», riferendosi a una denuncia da lui fatta nel 2013.