Esplode una cisterna di acetone. Il boato “sveglia” tutti. Tremano i vetri, un camino vola sul parabrezza di un’auto in sosta, una colonna di fumo nero squarcia il cielo. Almeno una decina i feriti, per fortuna nessuno in pericolo di vita.
Brucia così nel primo pomeriggio Ecosfera Srl in via Pirandello a Bulgarograsso, con una trentina di dipendenti al lavoro. È un’azienda autorizzata allo smaltimento dei rifiuti industriali pericolosi per lo più derivati dalle produzioni chimico-farmaceutiche. Ma Ecosfera tratta colori e vernici, distilla solventi e commercializza con due appositi marchi anche diluenti rigenerati. La sede legale è a Milano in via Mac Mahon 33, mentre l’impianto opera nel piccolo Comune (4.027 abitanti) ad appena 13 chilometri da Como.

D’improvviso scatta la “maxi-emergenza”: il silos verticale è diventato una specie di bomba, mentre le fiamme lambiscono altri due serbatoi. Arrivano con i vigili del fuoco e i carabinieri, cinque ambulanze, e l’auto infermieristica da Olgiate Comasco. Subito dopo intervengono tre mezzi di soccorso avanzato, più il personale dell’Azienda regionale emergenza urgenza con un elicottero che volteggia intorno a Ecosfera e alla nube chimica color carbone.
Mobilitati gli ospedali di Como, Varese, Lecco e Legnano. Allarmati e spaventati i residenti dell’intero circondario, perché il “botto” si è sentito fino a Villa Guardia e Appiano Gentile. Le farmacie hanno immediatamente distribuito le mascherine di protezione, mentre chi può si trincera in casa per sfuggire all’aria ammorbata.

L’Areu attiva anche la sua «unità di decontaminazione per il rischio chimico», mentre i vigili del fuoco si concentrano sui rilievi. Il bilancio sanitario parla di un 42enne di Rovellasca con ustioni alle mani, al volto e alle ginocchia; un 36enne di Bergamo ricoverato per sospetta inalazione di gas tossici; un 42enne di Lurate Caccivio con lesioni all’orecchio; un 38enne di Como con trauma alla colonna vertebrale; un 45enne di Cinisello Balsamo con problemi respiratori.
A metà pomeriggio, il sindaco Giampaolo Cusini, 51 anni, ragioniere, riesce a fare il punto. È alla fine del secondo mandato, uomo del Pd che in passato aveva sfidato la segreteria provinciale con l’idea di un “circolo tematico” in tandem con il super-renziano Marcello Molteni. Davanti alle telecamere è tranquillizzante: «Non c’è nessun rischio per la salute pubblica. I tecnici dell’Arpa confermano che la situazione è sotto controllo, in seguito alle analisi effettuate dopo l’esplosione del serbatoio di acetone. Non c’è nemmeno pericolo di inquinamento dell’aria».

Resta comunque il grave incidente, che segue quello del 5 gennaio a Corteolona e Genzone (Pavia) con l’incendio di plastica, pneumatici e materiale di scarto. In quella zona della Lombardia si sono registrati ben sette roghi dolosi nell’arco di nove mesi, tanto da far parlare di “racket dei rifiuti” per il business dello smaltimento illegale in Lombardia.
Di certo, Ecosfera ha avuto un problema di sicurezza. Una giornata da incubo per tutti: familiari a caccia di notizie, autorità in trincea, Bulgarograsso che rimbalza dalle tv ai social. Così diventa di colpo meno accattivante lo slogan che campeggia nel sito aziendale: «Risolviamo il vostro problema ambientale… trasformando i vostri rifiuti in nuove risorse!».

Ecosfera vanta un rapporto fiduciario con il municipio. Il 27 dicembre 2016 il tecnico responsabile del Comune, Giulio Bianchi, ha firmato la determina numero 692 con l’affidamento dello smaltimento dei rifiuti locali. A Ecosfera Srl per l’intero 2017 era toccato quello in via sperimentale «dei rifiuti derivanti da solventi e vernici presso la ditta stessa» in cambio di 1.220 euro, Iva inclusa. Nello stesso atto amministrativo, l’utilizzo della discarica di Mozzate (Como) da parte della varesina Econord costava 25 mila euro per un semestre. I rifiuti che Acsm-Agam ha bruciato tutto l’anno nell’inceneritore a La Guzza di Como sono stati pagati altri 60 mila euro.

Infine, il precedente che risale alla primavera 2013. Al sindaco Cusini e al suo vice Giuseppe Clerici arriva la condanna a sei mesi ciascuno inflitta dal giudice monocratico di Como. All’interno del Centro rifiuti – sequestrato nel 2009 dai carabinieri, su disposizione del pm Mariano Fadda – erano spuntati vecchi frigoriferi, lastre di Eternit e fusti di olio esausto. Smaltimento illegale, secondo la sentenza di primo grado.