Ripercorrere oggi le tracce di un viaggiatore del passato può riservare alcune sorprese, la più frequente delle quali è ritrovarsi di fronte a contesti così diversi da non mostrare più nulla in comune con quelli conosciuti: è il caso del mondo antico, vagamente fatato, di cui parla Erich Follath in Al di là dei confini Viaggio nel mondo dell’islam sulle tracce del grande avventuriero Ibn Battuta (Einaudi, pp. 384, euro 32,00), un mondo ora sostituito da scenari brutali. Politologo e giornalista tedesco, Erich Follath ha scritto in passato numerose interviste a potenti figure del multiforme contesto asiatico. Incantato dal racconto di viaggio di Ibn Battuta (la Rihla), maghrebino di Tangeri che nella prima metà del XIV secolo attraversò l’Africa e l’Asia con viva curiosità e soverchiante entusiasmo, lo descrive come un giurista e un uomo felice.

Al di là dei confini, si articola in capitoli ognuno dedicato a una città visitata da Ibn Battuta e poi ripercorsa da Follath: vi troviamo Tangeri, Il Cairo, Mecca, Shiraz, Dubai e Istanbul (Costantinopoli), Samarcanda, Delhi, Malè, Giacarta, Hangzhou e Granada. Ogni capitolo riassume il racconto del viaggiatore maghrebino e poi aggiunge le considerazioni di Follath sull’attualità.

Della Tangeri di Ibn Battuta poco c’è da dire, forse che il viaggiatore la considerava luogo angusto per i suoi orizzonti mentali. Follath la ridipinge come esotico spazio di perdizione. Alla Mecca «divina», Ibn Battuta andrà diverse volte con una particolare predilezione per il luogo saturo di spiritualità; Follath la racconta invece come una città radicalmente sconvolta, la storia distrutta per fare spazio a edifici paradossali, prima fra tutti la tremenda torre con l’orologio, che sovrasta la Pietra nera rinchiusa nella Ka‘ba.

Quando arriva a Shiraz, Ibn Battuta rimane colpito da quanti siano i grandi letterati che vi trovarono asilo, per esempio Sa‘di. E Follath si dilunga sul fatto che proprio mentre Ibn Battuta era lì, sostava nella città anche il poeta Hafez, proprio quello che venne poi ripreso da Goethe nel suo West-östlicher Divan; ma Ibn Battuta non sembra lo avesse mai incontrato. Espresso il proprio compiacimento per la coincidenza, Follath si avventura negli splendidi giardini della città; quando arriva sulle coste della penisola araba di fronte al Mar Arabico, Ibn Battuta si avventura nella città di Qalhat (oggi in Oman) e sebbene le due città non abbbiano niente in comune, Follath si dilunga su Dubai, più a nord, per descriverne le meraviglie e i paradossi, compresa una ricostruzione in miniatura dell’itinerario di Ibn Battuta, che raggiunse fra l’altro l’Anatolia e Costantinopoli (Istanbul «verso il futuro»), dove rimase sbalordito dallo splendore della città.

La visita di Ibn Battuta a Delhi è forse uno dei capitoli più affascinanti della Rihla, da cui emerge la personalità di Muhammad Tughlaq, un uomo dai progetti visionari. Ma il racconto di Erich Follath, tra un ingorgo e l’altro della città, non fa che limitarsi a riassumere la storia dell’India contemporanea.

Riflettere sui nostri limiti interpretativi è ciò a cui porta, immediatamente, la lettura di Al di là dei confini: il mondo di Ibn Battuta aveva una dimensione anch’essa globale con i suoi dominatori turcomanni che avevano ereditato l’intera estensione dell’impero mongolo a suon di imprese jihadiste. Anche il mondo di Follath, naturalmente, è pervaso da un linguaggio comune e insegue sogni di potenza e di dominio tra loro affiancabili.

C’è dunque ben poca differenza espressiva tra le astuzie saudite per estendere il proprio potere, la ferocia di Karimov e la durezza di Erdogan, tutte mirate a affermare un principio molto tradizionale del potere, in contrasto con ogni istanza di libertà e di giustizia sociale. Ma ciò che c’è di diverso con l’epoca di Ibn Battuta sta nelle spiegazioni della realtà che ci circonda: nel XIV secolo esse sono articolate, molto soggettive, oggetto di stimolanti e accalorate dispute; mentre nel XXI secolo, la semplificazione è sovrana, anzi richiesta come requisito per diffondere messaggi rassicuranti e minacciosi al tempo stesso.