Dopo giorni di poderose discussioni e rinvii tecnici, è convocato per stamattina alle 10 e 30 il lancio della «cosa» nata da una doppia scissione, quella dei bersaniani dal Pd e quella dell’area di Campo progressista da Sinistra italiana.
Appuntamento al Mattatoio, oggi Città dell’Altra Economia ieri glorioso centro sociale, il Villaggio Globale, negli anni 80 e 90 luogo di culto delle culture e delle musiche «meticce», ora un classico della sinistra del bio, del riciclo e del consumo alternativo.

Gli ex Pd Roberto Speranza e Enrico Rossi insieme agli’ex Sinistra italiana Arturo Scotto e Massimiliano Smeriglio presenteranno un «movimento» che dalla prossima settimana avrà i suoi gruppi parlamentari: 13 senatori (oggi il sì di Lucrezia Ricchiuti) e 37 deputati, di cui 17 ex Si e tre di ritorno dal misto. Ma si parte da un appuntamento «fra la gente» per scongiurare l’idea di un’operazione tutta di palazzo.

Si chiameranno non «Arturo», come propone la satira del programma Gazebo (RaiTre), ma «Democratici e progressisti». Una miscela déjà-vu che però i bersaniani hanno voluto a tutti i costi per rassicurare la loro «base» di non finire in una «cosa rossa» minoritaria. Davvero vintage invece l’acronimo «Dp», a sprezzo del pericolo: non mancheranno ironie sulla riedizione light del partito di Mario Capanna, Democrazia proletaria.

E invece la nuova cosa sarà «di centrosinistra», assicura Rossi, e dialogante anche con Renzi: o per lo meno con il Pd. Anche perché resta il nodo dell’appoggio al governo Gentiloni. Scontato per la componente ex Pd, che ha rotto proprio sulla garanzia di far durare il governo. Problematico per gli ex di Sinistra italiana, che si aspettano da Palazzo Chigi apertura su reddito minimo, fine vita e lavoro. «Vedremo se il governo produrrà fatti nuovi», ha auspicato ieri Scotto su La7. Altro dossier delicato, i referendum Cgil: la Dittaè per la riforma dei voucher, gli ex vendoliani sono già in campo per la loro abrograzione.

Toccherà a Speranza cucire insieme storie vicine ma non uguali: con ogni probabilità sarà lui il capogruppo, anche se non è detto che la maggioranza dei deputati sia ex Pd. Doris Lo Moro dovrebbe invece presiedere il gruppo di Palazzo Madama. Oggi non sarà con loro Massimo D’Alema, ligio alla promessa di non essere «il front man» della nuova formazione. Non sarà il leader, ma certo è quello che ha la manovra più veloce. Ieri il presidente di ItalianiEuropei ha fatto un quasi-endorsement, ormai dall’esterno, al candidato Pd Andrea Orlando: «Con lui segretario si potrebbe riaprire il dialogo: sarebbe un grosso passo avanti». La replica del Guardasigilli: «Il dialogo non va riaperto con Orlando ma con tutto il Pd, il Pd è cose diverse che devono stare insieme. Chi è andato via oggi ci ripensi, a prescindere da chi dirigerà il Pd».

Intanto Pippo Civati ieri ha riunito a Roma (al Centro Congressi Roma Eventi di via Alibert) la sua «Costituente per le idee», «uno zibaldone di idee di sinistra che potranno tradursi subito in proposte di legge, mobilitazione e campagne», spiega il leader di Possibile, «ci rivolgiamo a tutta la sinistra, siamo pronti a lavorare con chi ci vuole stare: senza trucchi, ma senza identitarismi». Ospite speciale però è stato il neosegretario di Sinistra italiana Nicola Fratoianni. Dopo l’uscita dell’area di Campo progressista, Fratoianni rimarrà con 13 deputati (da 31) e 7 senatori. Circolano voci di unione con la pattuglia civatiana, fin qui smentite. La «Costituente» va avanti fino a domani.