La nomina – di fatto – di Trump come candidato alle presidenziali per il Gop, ha finito per causare un vero e proprio panico tra i repubblicani, tanto da portare alcuni di loro a definirsi ormai «ex». Non era mai accaduto che un candidato fosse così inviso al suo stesso partito, tanto che una parte dei repubblicani aveva fondato (e abbondantemente foraggiato) il movimento Never Trump, «Mai con Trump», pur di non vedere il momento che stanno vivendo ora.

A questo punto dei giochi, quando tutti i candidati sono scomparsi e ne resta in campo uno solo, solitamente il partito si schiera con lui, dimenticando gli spiriti bellicosi di poco prima. Di solito si dice che le precedenti contrapposizioni erano semplici «sfumatura». Invece, questa volta, ben pochi sono con Trump. Per quanto riguarda nomi famosi, né il presidente numero 41, né il numero 43, cioè Bush Senior e Junior, hanno alcun piano di dare l’endorsement a Trump.

Si tratta di uno scenario inaudito, una delegittimazione di fatto da parte dell’élite dell’establishment e un distacco netto di questa élite dalla base dei votanti che acclama e vota Trump, anziché uno qualsiasi dei personaggi ben più graditi ed organici al partito. Non è una questione di essere più o meno conservatori, ma di vera e propria «composizione» del personaggio. Trump non ha nessuno dei valori etici minimi che il partito ha sempre sostenuto, da destra conservatrice, certo. Il suprematismo bianco, l’attacco razziale non sono (o non erano) valori repubblicani. Nella campagna 2008 il candidato repubblicano John MacCain aveva attaccato una contestazione al proprio sfidante, Obama, basata sul presupposto che fosse in realtà arabo e terrorista, dicendo fermamente che Obama è «una persona per bene con cui ho pareri diversi, ma non permetto lo si insulti con questo tono».

Una delle voci insinuanti che Obama, nero e con quel nome, non fosse in realtà americano, era proprio quella di Trump, il quale ha preteso che il presidente degli Stati uniti mostrasse in pubblico il proprio certificato di nascita, a garanzia della propria eleggibilità. Che MacCain non si possa riconoscere in Trump è evidente e non è solo. Lo scrittore del sito superconservatore Washington Free Beacon, Lachlan Markay, ha bruciato la propria iscrizione al partito e ne ha pubblicato la foto dichiarando «Sono triste nel vedere il partito repubblicano abbracciare qualcuno così completamente lontano da ogni principio che mi ha attirato nelle sue file».

Con lui anche Erickson, noto scrittore ed opinionista conservatore, ha annunciato il suo addio al partito. Altri stanno andando anche oltre, passando a sostenere chi, fino a poco fa, era il loro peggior nemico, ossia Hillary Clinton. L’elenco comprende Mark Salter, ex consigliere superiore per la campagna presidenziale di McCain, che ha reso pubblica la propria decisione di votare per Hillary, così come l’ex membro dello staff repubblicano al Senato, Joseph Shonkwiler, che ha scritto «Sono un repubblicano da una vita, ma mi vergogno del Gop di oggi. Contate su di me per Hillary Clinton #NeverTrump #ImWithHer».

Con loro anche Ben Howe, scrittore di primo piano del sito ultra-conservatore Red State, altro neo elettore di Hillary che se ne è andato dichiarando: «Sostenere Trump sarebbe sostenere la sua folle, patologica, manipolatrice, esistenza distruttiva e dire “hey! Questo è il nostro uomo!”». I repubblicani sapevano e temevano fin dall’inizio che Trump, se nominato, avrebbe rappresentato la dissoluzione del partito portando a un esodo che non solo potrebbe costare loro la Casa bianca, ma potrebbe causare anche la perdita del controllo di ogni altro ramo del governo federale nelle elezioni del 2016, tra cui la maggioranza alla Camera e al Senato, e, quindi, un posto alla Corte suprema così, di fatto, tutto il governo statunitense passerebbe ai democratici in un orizzonte infinito.

Al momento il partito non sa quanti dei loro voteranno per Clinton, o semplicemente si asterranno dal votare, ma i sondaggi suggeriscono che potrebbe non essere un pezzo insignificante del partito.

Intanto alla convention di Trump i posti che dovrebbero essere occupati da Romney, MacCain e Bush Sr e Jr pare verranno rappresentati da sedie vuote, ma ancora mancano sei mesi alle elezioni e possono cambiare molte cose, anche se al momento per il partito repubblicano non sembra possano mutare per il meglio.