Fondi segreti per uccidere i guerriglieri Farc. La notizia è stata pubblicata domenica sul quotidiano statunitense Washington Post, che ha spiegato in dettaglio cifre e modalità del programma messo in atto dalla Cia a Bogotà. Un piano di intervento diretto, parallelo al Plan Colombia, autorizzato nel 2000 dall’allora presidente Usa George W. Bush e confermato in seguito da Barack Obama. Omicidi «mirati» come quelli compiuti in Pakistan o in Palestina, in questo caso però diretti ai comandanti della guerriglia marxista, attiva nel paese dal 1964.

Secondo l’inchiesta del Post, che ha intervistato oltre 30 responsabili ed ex responsabili nordamericani e colombiani, i fondi segreti ammontano a diversi miliardi di dollari, da aggiungere ai 9 stanziati dagli Usa per gli aiuti militari all’interno del Plan Colombia. Il fascicolo, classificato «segreto e ancora in corso» prevede due piani di intervento: uno di intelligence per localizzare i dirigenti Farc, e un altro operativo. A questo scopo, per 30.000 dollari l’uno, il Pentagono ha fornito i kit Gps capaci di modificare una bomba a gravità da 226,7 kg trasformandola in un micidiale ordigno “intelligente” programmato al millimetro: in grado di ammazzare anche una sola persona. Così, le Forze armate rivoluzionarie colombiane (Farc) hanno perso una ventina di dirigenti, localizzati grazie all’azione congiunta della Cia e della National security agency (Nsa).

Il 1° marzo del 2008, gli Usa hanno dato il via libera al massacro di Sucumbios, in Ecuador, organizzato da funzionari statunitensi e colombiani. Bombe intelligenti di fabbricazione Usa furono lanciate alla frontiera ecuadoriana per uccidere, insieme al comandante delle Farc Raul Reyes, altre 25 persone. Tra queste, 5 studenti messicani che si trovavano nell’accampamento per svolgere una ricerca. L’unica sopravvissuta, Lucia Morrett, ha raccontato i particolari dell’agguato, la ferocia degli assalitori nei confronti dei feriti, sorpresi nel sonno. L’operazione provocò una crisi diplomatica con l’Ecuador e con il Venezuela, il cui presidente, Hugo Chávez – grande sostenitore del processo di pace – definì la Colombia «uno stato terrorista» e mandò le proprie truppe alla frontiera, imitato dal suo omologo ecuadoriano Rafael Correa. Quest’ultimo, espulse dal paese l’unica base militare Usa.

A dirigere lo stato colombiano c’era allora l’ultraliberista Alvaro Uribe, grande sponsor dei paramilitari. Manuel Santos, attuale presidente, era però suo ministro della Difesa ed ebbe un ruolo di primo piano in tutte le operazioni. Gli effettivi clandestini dei Comando de operaciones especiales conjuntas (Jsoc) aumentarono di altri 1.000.

E Santos, anche oggi che è impegnato nelle trattative di pace con le Farc, in corso da un anno all’Avana, non ha cambiato politica. Il suo governo ha ucciso più guerriglieri di Uribe, 47 a 16, almeno 23 sono stati eliminati con bombe intelligenti.

Come hanno mostrato i documenti del Cablogate e del Datagate, la Cia ha continuato le attività illegali in America latina, nonostante le restrizioni poste dal Congresso all’intervento diretto dopo le nefandezze compiute nel secolo scorso. A Bogotà, continua a prestare assistenza nelle operazioni di tortura e di infiltrazione di pentiti nelle realtà sociali. Nell’inchiesta del Post, militari e funzionari raccontano, anche in modo colorito, il ruolo delle agenzie Usa nella guerra sporca in Colombia. La «guerra al terrorismo» ha aperto le pieghe necessarie a una parvenza di giustificazione legale per l’aumento di azioni sotto copertura. Il punto di più alta presenza militare Usa in Colombia (superiore allora a quella in Afghanistan) si è registrato tra il 2003 e il 2004: oltre 4.000 persone, tra contractor e operativi legati all’ambasciata Usa a Bogotà, e 40 agenzie. E a tutt’oggi il paese ospita 7 basi militari statunitensi.

Dall’Avana, i mediatori Farc – che hanno dichiarato un cessate il fuoco unilaterale di un mese – non si sono ancora fatti sentire. Neanche il governo colombiano ha assunto una posizione ufficiale, benché alti vertici militari abbiano confermato alla stampa locale l’esistenza del piano segreto. Lo Stesso Santos ha di recente ammesso l’importanza del ruolo svolto dagli Stati uniti nel conflitto interno, smentito però dal Pentagono.

Durante l’ultimo incontro bilaterale alla Casa Bianca, Obama ha dichiarato il suo appoggio agli sforzi «audaci e valorosi» di Santos per arrivare alla pace attraverso negoziati con la guerriglia. Al contempo, ha confermato che «le azioni congiunte per migliorare la sicurezza in Centroamerica e nei Caraibi verranno triplicate nel 2014». Nelle intenzioni degli Usa, che stanno perdendo peso di fronte alla presenza cinese, al ruolo dei Brics e al vento di sovranità che soffia nel continente, la Colombia deve restare un argine al «socialismo del XXI secolo» di Maduro e Correa.

All’Avana, le trattative di pace riprenderanno il 13 gennaio. Intanto, un tribunale della Virginia ha chiesto l’estradizione per tre negoziatori delle Farc.