“Il papa non riceva Macri”. Con questo appello, gruppi di residenti argentini in Italia, associazioni di migranti latinoamericani e movimenti sociali hanno effettuato un “escrache” contro la visita del presidente-imprenditore in Vaticano.

L’escrache (lo “sputtanamento”) è una forma di denuncia messa in campo durante gli anni ’90 dalle organizzazioni popolari, che si recavano sotto casa di un ex torturatore della passata dittatura lasciato libero per denunciarne le responsabilità. Con lo stesso spirito, si è voluto denunciare il vero volto di Macri che ha calato la scure sui diritti e imprigionato anche la deputata indigena Milagro Sala, leader del movimento Tupac Amaru.

“La rivoluzione dell’allegria è rimasta una promessa elettorale, i proiettili di gomma sono una realtà”, hanno gridato i movimenti durante il flash mob effettuato ieri a Piazza del Popolo, a Roma: sbugiardando la retorica usata da Macri in campagna elettorale e la feroce realtà che invece ha messo in pratica con i licenziamenti, la repressione degli operai del pubblico e la chiusura dei media indipendenti. E persino con l’aggressione a un quartiere popolare in cui sono stati feriti anche dei ragazzini.

L’iniziativa ha fatto eco all’appello rivolto al papa dalla storica leader delle Madri di Plaza de Mayo Hebe de Bonafini, minacciata direttamente da Macri: intenzionato a cancellare la battaglia di verità e giustizia e a risvegliare i fantasmi della dittatura militare.