Gli Usa sembrano ormai aver preso la strada dello scontro con Mosca anche sull’Ucraina. Il vice presidente americano Mike Pence alle sue dichiarazioni di due giorni fa sulla «minaccia russa» ha voluto aggiungere ieri, durante il suo tour europeo, altra benzina sul fuoco. Secondo Pence la Russia svolgerebbe in Europa orientale «inaccettabili attività destabilizzanti». Pence ha dichiarato di sperare che sull’Ucraina i governanti russi cambino idea e poi ha intimato a Putin di «smetterla di sostenere i regimi terroristi di Iran e Corea del Nord».

Fin qui le parole. A cui sono seguiti i fatti. Il Wall Street Journal, nell’edizione di ieri, ha rivelato che «il Pentagono e il dipartimento di Stato hanno messo a punto un piano per la fornitura di missili e di altre armi all’Ucraina». Si tratterebbe dei superaffidabili e micidiali missili anticarro Javelin della Martin Lockheed e di sistemi di difesa anti-aerea progettati sempre dalla stessa azienda. Secondo l’autorevole giornale americano l’ordinativo sarebbe già sulla scrivania del capo del Pentagono James Mattis, pronto per essere inoltrato a Trump.

Lo scoop è stato confermato da Michelle Baldanza, membro dello staff del ministero degli Esteri, la quale ha dichiarato che «gli Usa non escludono l’opzione di trasferire armi difensive letali all’Ucraina».

Il responsabile per l’Ucraina del dipartimento di Stato americano, Kurt Volker, in visita la scorsa settimana sul fronte del Donbass in una intervista a BBC Russia è stato ancora più chiaro: gli Usa vogliono aiutare l’esercito ucraino a vincere la guerra nel Donbass. Lasciate a Washington le parole di circostanza sugli Accordi di Minsk, Volker ha sostenuto che «fornire armi all’Ucraina non può essere considerata da Mosca una provocazione».

Secondo Volker «armi di difesa come per esempio missili anticarro possono cambiare la situazione del fronte e scompaginare i piani dei russi», imponendogli così una accelerazione nelle trattative. L’obiettivo americano sarebbe proprio quello di incunearsi tra Russia e Ue nella trattativa del «Formato Normandia», usando l’arma diplomatica che conoscono meglio: lo sfoggio dei muscoli.

Una volta avuta conferma della veridicità della notizia, il portavoce di Putin, Dmitry Peskov, ha dichiarato: «Pensiamo che tutti i paesi, e in particolare quelli che pretendono di avere un ruolo di negoziatori, dovrebbero evitare qualsiasi tipo azioni che possono innescare una escalation di tensione in una regione già di per sé poco tranquilla».

Di ben altro tono sono le reazioni che circolano al ministero della Difesa russo. Un funzionario del ministero che preferisce mantenere l’anonimato ritiene che «fornire missili anticarro per il Donbass, dove gli unici carri armati che operano sono quelli ucraini… rappresenta una provocazione bella e buona» e che la Russia «è pronta a rispondere a qualsiasi livello anche puntando missili su Kiev».

Parole forti che nascondono una certa frustrazione per la svolta bellicista americana. «Anche perché è un segreto di Pulcinella il fatto che dal 2015 gli Usa forniscono armi all’Ucraina di contrabbando facendole passare per la Bulgaria», aggiunge il nostro interlocutore.

Intanto ieri il presidente ucraino Petr Poroshenko ha firmato un decreto per spostare quote del bilancio verso la difesa. I fondi, secondo il leader ucraino, serviranno per costruire una fabbrica di munizioni, la produzione del nuovo carrarmato ucraino Oplot e l’acquisto all’estero di droni.

«Siamo pronti anche a costruire un nuovo missile balistico di nostra produzione che ha superato positivamente tutti i test», ha dichiarato Poroshenko.

Poroshenko ha inoltre segnalato che «al fine di raggiungere gli standard della Nato (a cui l’Ucraina ha chiesto ufficialmente di aderire il mese scorso ndr) verrà accelerato il processo di professionalizzazione dell’esercito mandando definitivamente in pensione la leva obbligatoria.

Il ministro della Difesa ucraino Stepan Poltorak si è detto soddisfatto della decisione che «ci rende indipendenti dall’acquisto di munizioni sul mercato mondiale – e ha aggiunto – anche se dovremo trovare altri fondi per la modernizzazione dei sistemi di difesa aerea i cui siamo ancora carenti».