Si moltiplicano gli attacchi armati delle milizie jihadiste nel nord del Mali e cresce la conta delle vittime. Obiettivo i militari dell’esercito maliano e quelli “internazionali” della Minusma (la missione di «stabilizzazione» dell’Onu nella regione). E più in generale i progressi (lenti e faticosi) fatti registrare nell’applicazione degli accordi di pace, o presunti tali, ovvero il tentativo da parte delle diverse milizie tuareg presenti sul terreno di avere una sola voce nelle trattative con il governo centrale. Un processo che metterebbe nell’angolo le formazioni armate jihadiste più di quanto non abbia fatto la guerra con cui Bamako e Parigi pensavano di risolvere la questione una volta per tutte.

Ieri esercito e ministero della Difesa confermavano l’uccisione di tre soldati maliani che viaggiavano a bordo di un pick up militare sulla strada tra Timbuctu a Goundam. La colonna di cui facevano parte è finita in un’imboscata tesa presumibilmente da una delle milizie islamiste ancora attive nel nord del paese.

E le Nazioni unite confermano la morte di altrettanti caschi blu nel corso di un altro attacco, avvenuto sempre ieri ma a Kidal, la roccaforte dell’indipendentismo tuareg nell’estremo nord, che ha provocato anche una trentina di feriti, alcuni dei quali ridotti in gravi condizioni. Obiettivo in questo caso la base Minusma che sorge alla periferia della città. Un «attacco elaborato» secondo il capo della missione Onu, Mahamat Saleh Annadif. Che esprime il suo «disgusto per un atto odioso e irresponsabile che arriva una settimana dopo gli accordi raggiunti localmente tra il Cma e la Plateforme e 48 ore dopo il mio passaggio a Kidal». Il riferimento è alla (fragile) distensione dei rapporti tra l’indipendentista Cma (Coordination des mouvements de l’Azawad) e la cosiddetta Plateform, che raggruppa le milizie tuareg tendenzialmente «lealiste». insieme, nella rinnovata comunità di intenti, chiedono a gran voce la formazione urgente di un governo di unità nazionale, «prima che sia troppo tardi».

Una settimana fa era toccato alla base Onu di Timbuctu finire sotto il fuoco jihadista: nell’attacco avevano perso la vita un ufficiale dell’esercito maliano e quattro miliziani di Aqmi (al Qaeda nel Maghreb islamico), che si era intestata la paternità dell’assalto. Quattro giorni dopo un veicolo dell’esercito è saltato su una mina nella regione di Mopti e altri tre soldati maliani sono morti.