Arriva il secondo atto di Salvini dopo la chiusura dei porti alle ong: è una circolare ai prefetti e alle commissioni territoriali per restringere e sveltire i criteri di ammissibilità alla protezione internazionale. A conti fatti (cfr Cronache di Ordinario razzismo) si tratta di 40 mila rifugiati e 136mila domande ancora pendenti. Numeri davvero piccoli.

Erri De Luca, ma allora qual è il vero obiettivo di questi provvedimenti di Salvini?

Il vero obiettivo è che se ne parli, perché si sta anticipando la campagna elettorale che seguirà lo scioglimento delle Camere, dopo il dissolvimento di un governo accozzaglia. Usano i ministeri per strumento di amplificazione della propaganda. È stato più efficace il ministro degli Interni di prima, con la eliminazione del secondo grado di appello per i richiedenti asilo che subivano in primo grado un rigetto. È stato più efficace in Libia dove aveva interlocutori degni di lui nella fazione che abbiamo foraggiato.

L’ha avviata quello, la campagna di calunnia e diffamazione dei salvatori di naufraghi, con tanto di inchieste giudiziarie al seguito poi cadute nel nulla. Questo ministro attuale approfitta largamente dell’operato precedente. Di suo aggiunge la beceraggine del guappo di cartone, quello che fa il forte coi più deboli.

Pare che si voglia negare che il passaggio nei centri di detenzione in Libia costituisca una condizione per chiedere aiuto come soggetto vulnerabile. Solo le condizioni del paese d’origine e di partenza contano. Ma si sa che in Libia i centri di detenzione si ingrossano al diminuire delle partenze, che le donne sono sistematicamente stuprate, gli uomini schiavizzati e torturati. Un tentativo di rimozione?

La negazione delle ragioni inesorabili di chi scappa dalla Libia sono falsificate, negate, omesse. La grancassa della posizione di rendita di parlare dal trespolo di governo aumenta il volume della voce del pappagallo di turno. Negare le evidenze è lo stadio finale dell’ubriaco che nega di esserlo mentre barcolla.

Credono che negare elimini la realtà. L’Unione europea comunque ha ribadito che navi battenti bandiera della Ue non possono prestarsi a riportare in Libia i naufraghi eventualmente recuperati.

Questi 21 anni di ostacolo alle migrazioni, facendo data da Pasqua ‘97 con l’affondamento del battello albanese Kater i Rades nel Canale di Otranto, questi 21 anni di ostacoli ai flussi migratori dimostrano che nessuna barriera serve. Il danno ricade su una società che si abitua all’infamia degli annegamenti, all’ingigantimento falso del fenomeno degli arrivi, che sono più transiti che permanenze, insomma intorbidisce la propria umanità. Il danno dell’odio ricade sul sistema nervoso di chi lo prova.

Una delle poche iniziative di opposizione al cinismo dilagante e alle politiche di Salvini e dell’Europa contro i migranti è quella, pur minimale, di sabato prossimo lanciata da Libera, Anpi, Arci e Legambiente: un invito a indossare una maglietta rossa come segno distintivo, per riconoscersi. Pensa che aderirà? Ha senso?

Non costa nulla infilare una maglia, che anche con una scritta sopra, resta muta. Ci vogliono azioni che costino qualcosa a chi decide di battersi contro la disumanità programmata e sbandierata. Non è ora di moderare i termini.

Comunque stasera sono in una trasmissione televisiva con una camicia rossa. Hanno senso tutto i gesti individuali e collettivi che facciano argine, che blocchino le porte girevoli e gli ingressi come facevano gli scioperi operai.

La rivista Rolling Stone dedica la copertina a un attacco a Salvini e raccoglie adesioni di registi, attori, cantanti, anchor della tv. Salvini li tratta da radical chic e dice che così raddoppierà la sua forza perchè non rappresentano pensionati, studenti e operai e sono multimiliardari, però è la sua Lega che deve risarcire lo Stato per 49 milioni di euro. Eppure è lui a bucare lo schermo della comunicazione, cosa c’è di sbagliato in ciò che fanno i giornali?

Da noi la figura dell’intellettuale preferisce il distacco e la prudenza. Gli intellettuali degli anni ‘70 che prendevano posizione sul Vietnam, sulle stragi di Stato, erano coinvolti da una gioventù politica travolgente. Dopo quell’epoca sono rimasti pochi, Franca Rame e Dario Fo hanno fatto supplenza generale di una categoria assente.

Oggi Roberto Saviano spende tutto il suo credito per pronunciare a voce alta le ragioni di molti. Ricordo che su 1200 titolari di cattedre chiamati a giurare fedeltà al fascismo solo 12 rifiutarono e persero l’incarico. È ancora quella la percentuale, uno su mille.

Gli organi di informazione sono servizievoli, assecondano l’imbonitore in carica, gli amplificano la voce. Anche questa domanda in questo momento sta riportando le dichiarazioni e le ragioni di disprezzo di un guappo di rione che si piglia l’applauso dei sondaggi a ogni sputo in faccia che rivolge dritto in faccia alle telecamere.

Il suo partito è losco e compromesso con la corruzione quanto gli altri e la sua difesa dovrà farla in tribunale.