C’è un mezzo che la Chiesa cattolica ha scelto per sacralizzare la figura del prete e farlo sembrare un «uomo speciale», deputato a guidare il popolo-gregge: la regola della castità e dell’astinenza sessuale. E c’è un sistema formativo-repressivo, di cui i seminari e i noviziati sono le colonne portanti, costruito per produrre maschi apparentemente «asessuati felici», dediti unicamente a Dio.
La realtà, però, rivela uomini affettivamente immaturi e profondamente tormentati, i quali, una volta ordinati sacerdoti, in molti casi vivono con grande sofferenza la scelta di rimanere fedeli alla promessa di castità, oppure conducono una doppia vita non sempre esente da sensi di colpa, o si lasciano andare a una sessualità sfrenata, che talvolta sfocia nel crimine della pedofilia.

È LA TESI CENTRALE dell’ultimo saggio di Marco Marzano, docente di sociologia all’Università di Bergamo che in passato si è già occupato di mondo cattolico: La casta dei casti. I preti, il sesso e l’amore (Bompiani, pp. 270, euro 13). Una ricerca originale che, senza voyeurismo ma nemmeno reticenze, affronta il nodo centrale della questione sessuale, indagandone motivazioni, costruzioni ed effetti, con l’ausilio della non ampia letteratura scientifica e soprattutto con il supporto di un cospicuo numero di interviste a preti (in servizio ed ex), formatori, psicologi e donne che hanno avuto relazioni con sacerdoti.
Castità e clero costituiscono un binomio indissolubile da almeno un millennio, da quando cioè la Chiesa cattolica ha cominciato a strutturarsi in maniera verticistica e capillare. Una scelta – prima il celibato non era obbligatorio – dettata da ragioni di efficienza: uomini non sposati possono dedicarsi totalmente all’organizzazione e sono più facilmente controllabili perché, come scriveva l’ex prete e psicoanalista tedesco Eugen Drewermann, «l’amore è il nemico più pericoloso di ogni sistema totalitario». E soprattutto finalizzata a sacralizzare la struttura ecclesiastica, composta da uomini a loro volta «sacri» perché casti. Non è un caso che la regola del celibato obbligatorio sia intoccabile, come ha dimostrato anche il recente Sinodo dei vescovi amazzonici, quando la proposta di ordinare preti anche uomini sposati è stata respinta dallo stesso papa Francesco.

LUOGHI E STRUMENTI della formazione della «casta dei casti» sono i seminari diocesani e i noviziati religiosi, «istituzioni totali» – come le chiama Marzano – dove si realizza e si consolida il «controllo della sessualità». I giovani e giovanissimi aspiranti preti (100mila adolescenti nei seminari minori, 115mila in quelli maggiori di tutto il mondo) devono essere «resettati e riprogrammati». La sfera affettiva diventa un tabù, anche linguistico, su cui cala il silenzio assoluto: amore e sesso nella vita ufficiale dei seminari e dei noviziati letteralmente non esistono, non se ne parla, anzi chi lo fa è osservato come soggetto problematico. Ma dal momento che non parlarne non significa eliminarlo, il sesso si pratica – soprattutto nella variante omogenitale, visto che gli ambienti sono esclusivamente maschili, talvolta sotto forma di abusi da parte dei superiori, come le cronache hanno più volte dimostrato –, acquisendo nello stesso tempo l’abitudine al silenzio, all’omertà, alla menzogna.
I problemi, spiega Marzano, esplodono al termine degli anni di formazione, quando i preti ordinati lasciano il seminario – dove la sorveglianza è massima e minima la libertà – per la parrocchia, trovandosi catapultati nel mondo, senza più il controllo occhiuto dei superiori e con un ruolo sacrale-apicale rispetto ai laici, conseguenza della struttura verticistica e della natura clericale della Chiesa.

E DA IMMATURI AFFETTIVI quali molti sono, vivono situazioni estreme: dilaniati dai sensi di colpa o dediti a una sessualità sfrenata, dove gli abusi non sono attribuibili alle proverbiali «mele marce», ma a un sistema che ne è il «brodo di coltura», perché castra l’amore. Oppure scelgono una doppia vita, emotivamente più sana, ma sempre caratterizzata dal nascondimento.
Mostra qualche limite – una sorta di «sessuocentrismo», il mancato riconoscimento che esistono anche preti casti e felici – ma la ricerca di Marzano ha il merito di analizzare in profondità un nodo decisivo e un campo sostanzialmente inesplorato.