Fra le tante citazioni che circondano la figura di Ernesto «Che» Guevara ce n’è una di suo padre che di primo impatto suona bizzarra: «Nelle vene di mio figlio scorreva il sangue dei ribelli irlandesi». Non molti sanno che il «Che» oltre al suo cognome latinoamericano ne aveva anche uno irlandese: Lynch. La nonna paterna, Ana Isabel Lynch, era figlia di emigranti dalla Contea di Galway, dove il cognome è assai diffuso.

E così, nel cinquantesimo anniversario della sua morte le Poste irlandesi hanno deciso di stampare un francobollo celebrativo del rivoluzionario argentino di sangue gaelico, usando una delle immagini più iconiche del Che, il ritratto elaborato dall’artista irlandese Jim Fitzpatrick partendo da una foto Alberto Korda. In una storia che sembra uscita da un film, Fitzpatrick ha raccontato di aver incontrato Guevara nel 1961, in un bar della cittadina costiera Kilkee: il «Che» era bloccato dalla nebbia sulla costa Ovest irlandese durante un viaggio in direzione Mosca. Nella breve conversazione al bancone del locale, Guevara menzionò con orgoglio le sue origini irlandesi.

L’iniziativa ha inevitabilmente provocato polemiche, raccogliendo le critiche di alcuni esponenti del Fine Gael, il partito conservatore di governo, e di alcuni esuli anticastristi a Miami. Non è la prima volta che le simpatie «guevariste» degli irlandesi provocano incidenti diplomatici: nel 2012 la proposta del comune di Galway di erigere una statua del Che aveva provocato la reazione immediata della presidente della Commissione Esteri del Congresso Usa. A dimostrazione di quanto ancora sia potente la figura di Guevara a 50 anni dalla sua morte.