Ermanno Olmi è nato a Bergamo, quartiere Malpensata, e si è formato giovinetto a Treviglio (i pochi dialoghi dell’Albero degli zoccoli, il suo film più premiato, Palma d’oro 1978 a Cannes, sono in dialetto bergamasco) ma non è certo una forzatura dire che il suo cuore sta di casa anche a Milano, dove ha studiato recitazione e soprattutto ha cominciato la sua attività come regista di documentari per conto della Edisonvolta e dove è rimasto a lungo prima di trasferirsi in Veneto.
Sono passati ormai più di trenta anni da Milano ’83, il suo documentario personale e affettuoso dedicato alla città, operosa e dinamica, dove venivano mostrati, prevalentemente lavoratori che fanno turni di notte, con la poetica abituale che ha sempre contraddistinto il regista.

 

Eccolo ora invece alle prese con un nuovo lavoro, Il pianeta che ci ospita, solo indirettamente legato a Milano, perché realizzato in occasione di Expo. Una dozzina di minuti senza commento con immagini che spaziano dal mare ai fiumi, da terre riarse a zone paludose, e ancora pioggia e neve, animali che si risvegliano: insetti, scoiattoli, lucertole, poi sembra di intravedere una scarpa abbandonata sul litorale, forse testimone di tragedie spaventose.

 

 

E gli uomini? Arrivano anche loro, ma sono piccini nell’inquadratura, lavorano ma quasi si perdono nell’insieme dell’immagine. Solo il pane sembra in grado di ricordare le esigenze primarie di un’umanità che pur senza commento sembra smarrita dentro immense cattedrali in costruzione, che contrastano con i semplici gesti di una piccola chiusa che si apre per irrigare o di un panettiere che incide la pagnotta prima di metterla nel fondo.

 

 

E Olmi non dimentica chi aveva dedicato a Milano un capolavoro delicato e magistrale, di quelli dove si sognava un mondo in cui «buongiorno, vuol dire davvero buongiorno». E allora ecco che il regista ripropone Emma Gramatica che tra i cavoli bianchi (i gambüs, in milanese) trova Totò e lo raccoglie, prima di staccare su un satellite che ruota intorno al pianeta. Ma subito ridiscende per i titoli di coda, tornando a Vittorio De Sica per chiudere con l’Inno dei barboni di Miracolo a Milano: «Ci basta una capanna per vivere e dormir, ci basta un po’ di terra per vivere e morir (…) a queste condizioni crediamo nel doman».

 

 

Prodotto da Moviepeople, il filmato verrà presentato ogni sera alle 20 durante Expo, nello spazio Slow Food Theater (piazza della biodiversità) ma dovrebbe anche raggiungere diverse sale cinematografiche italiane, anche perché le riprese si sono svolte Nord a Sud del paese, passando per molte regioni.