È tornata in edicola l’Unità, dopo una lunga crisi, una lunga assenza, una lunga situazione debitoria. Alla redazione va un grande in bocca al lupo, quando un quotidiano torna ai lettori è sempre una buona notizia. Auguri anche al direttore della testata del Pd, Erasmo D’Angelis, per tanti anni nella redazione del manifesto, prendendo in seguito strade molto interne all’ex partito comunista. Auguri dunque.

Tuttavia il comprensibile entusiasmo non deve indurre nella tentazione di travisare la storia con tesi bizzarre. Come quella che abbiamo letto in conclusione di un’intervista del neodirettore a Repubblica: «Il mio maestro è stato Luigi Pintor, un grande politico e giornalista considerato un eretico dentro al Pci. Posso dire che mi ricorda qualcuno?».

Di chi si tratta? Non lo sappiamo, l’intervistatrice non domanda. Ma se è chi pensiamo, e cioè Matteo Renzi, allora è bene rinfrescare un po’ la memoria.

Pintor, il nostro maestro, in quanto eretico è stato radiato dal Pci. E per usare una parola di moda, rottamato, perché troppo a sinistra per il partito. Era dunque esattamente il contrario di ciò che oggi rappresenta Renzi, un rottamatore che sta mettendo ai margini gli eretici del suo partito, costringendoli a lasciare un Pd che vira a destra. Pintor inoltre non amava il potere e con il manifesto voleva far vivere una forma originale della politica. Altro che segretario di partito e presidente del Consiglio.

Se Luigi fosse qui probabilmente scriverebbe uno dei suoi commenti di 25 righe intitolato «Eretico chi?».

Comprendiamo il desiderio di lusingare il nuovo leader, ma non è mai bene essere più realisti del re, tantomeno usando il nome di Pintor come simbolo di qualcosa che non è mai stato. Non è con gli antenati altrui che si riconquistano le lettrici e i lettori dell’Unità. E, se non è Renzi, rivolgiamo noi la domanda al neo direttore: «Chi sarebbe l’eretico?».