Nuovi scontri ieri a Istanbul e nella capitale Ankara nella giornata di sciopero generale indetta dalle confederazioni Kesk, che organizza i dipendenti pubblici e Disk il più importante sindacato di base del settore privato. I lavoratori della Kesk che si erano dati appuntamento in piazza Tunel, a un chilometro circa da piazza Taksim, sono stati caricati dalla polizia, che poi si è ritirata fino all’altezza del centro culturale francese a ridosso della piazza. Quando i manifestanti hanno cercato di entrare a Taksim sono partite nuove cariche ed è partita una vera e propria caccia all’uomo per le strade del centro. Dall’altro lato della piazza i lavoratori della Disk hanno marciato dalla sede del sindacato nel quartiere di Sisli fino al museo militare di Harbiye tra gli applausi dei cittadini del quartiere che hanno espresso solidarietà verso i manifestanti con un cacerolazo dalle finestre delle loro case. A qualche centinaio di metri da piazza Taksim i leader del sindacato hanno tenuto una conferenza stampa per poi invitare i manifestanti a disperdersi. Una scelta non condivisa da alcuni militanti dei partiti della sinistra turca e da centinaia di ragazzi che avevano preso parte all’occupazione del parco Gezi e partecipavano al corteo dei lavoratori che sono rimasti in strada anche dopo la fine dell’intervento dei leader sindacali. Poco dopo la polizia ha attaccato duramente i giovani rimasti in piazza con un fitto lancio di lacrimogeni e idranti che sono fuggiti verso il quartiere di Nisantasi dove sono continuati gli scontri.

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I lavoratori sono scesi in piazza, non solo a Taksim, ma anche nelle altre più importanti città del paese. Ad Ankara il corteo dei sindacati è passato per le vie del centro, ma come annunciato dal prefetto della città ieri la polizia ha fermato i manifestanti all’altezza di via Ziya Gokalp per non permettergli di entrare in piazza Kizlay, la più importante della città. A Smirne, invece, i lavoratori si sono dati appuntamento in piazza Konak, occupata fin dalle prime ore del mattino dai blindati della polizia.
Sul fronte diplomatico ieri Angela Merkel si è detta «scioccata» dalle scene di violenza di domenica: «La repressione delle manifestazioni è stata troppo dura. Quello che sta succedendo ora in Turchia è molto diverso da quello che noi consideriamo libertà di manifestare e espressione del libero pensiero» ha detto la cancelliera tedesca, ma il premier Erdogan, è tornato ad attaccare duramente il parlamento europeo dopo le critiche al suo governo sulla gestione dell’ordine pubblico dei giorni scorsi. «Tacete su quanto succede in Francia, Inghilterra e molte altri paesi europei e pretendete di prendere decisioni sulle nostre forze dell’ordine che stanno facendo il loro dovere in linea con lo stato di diritto – ha detto il premier durante un evento pubblico ad Ankara – Siete anti-democratici, non rispettate la democrazia, perché difendete coloro che nel nostro paese stanno attaccando la libertà degli altri».

Una giornata di scontri, quella di ieri, ma comunque meno tesa rispetto a domenica quando per la seconda notte consecutiva i manifestanti hanno cercato di raggiungere il Parco Gezi violando la zona rossa di circa un chilometro completamente militarizzata dalla polizia. Durante gli scontri che hanno coinvolto quattro aeree del centro più di 150 persone sono state fermate, tra cui diversi cittadini stranieri. Molti anche i giornalisti arrestati e picchiati dalla polizia come il cameraman del canale Ulusal o Gökhan Biçici giornalista e presentatore di Imc-Tv un canale indipendente molto seguito nel paese. Un video mostra il giornalista a terra mentre viene picchiato da cinque agenti che poi lo trascinano sull’asfalto per una decina di metri tirandolo per i capelli. Biçici è ancora in stato di fermo. Un trattamento riservato non solo ai giornalisti turchi, ma anche ai corrispondenti stranieri in Turchia per seguire gli eventi di questi giorni. Il fotografo Daniele Stefanini è stato picchiato e arrestato dalla polizia durante gli scontri scoppiati nella notte di domenica nel quartiere di Bayrampasa. Dopo il ricovero in ospedale per le ferite alla testa Stefanini è stato fermato e trasferito alla centrale di polizia di via Vatan. Il governo, tuttavia continua a difendere l’operato delle forze dell’ordine «stanno facendo quanto è necessario per fermare proteste contro la legge – ha detto ieri vice-premier Arinç in un intervista trasmessa dall’emittente turca Kanal D – Stiamo facendo uso della polizia, ma se necessario chiederemo anche all’esercito di intervenire».