Barack Obama ha autorizzato attacchi aerei per difendere i ribelli siriani armati e addestrati da Washington «sia se colpiti dall’esercito di Damasco sia dall’Isis». La decisione potrebbe rafforzare il ruolo Usa nella guerra civile siriana. Lo scorso venerdì un gruppo di ribelli, appoggiati dagli Usa, sono stati attaccati innescando il primo raid statunitense in loro difesa.

Fin qui il Pentagono aveva escluso che il regime di al-Assad potesse attaccare i ribelli direttamente sostenuti da Washington. Come se non bastasse, per l’agenzia di monitoraggio indipendente Airwars, solo nei raid della coalizione internazionale (57 in Siria e in Iraq) contro lo Stato islamico, sarebbero stati uccisi 459 civili che nulla avevano a che fare con il conflitto.

La scorsa domenica, un velivolo dell’aviazione governativa è precipitato su un mercato nella città nord-occidentale di Ariha, uccidendo 27 persone. La città, ora nelle mani dei ribelli di Jaish al-Fateh, era una delle ultime roccaforti del governo nella provincia di Idlib,conquistata dai jihadisti. I miliziani qaedisti di Jabat el-Nusra hanno rivendicato l’attacco al velivolo.
Sul fronte turco-siriano, non si fermano gli attacchi a Pkk e Hdp, la formazione di sinistra che ha avuto un insperato successo elettorale lo scorso 7 giugno entrando per la prima volta in parlamento.

Dopo nove giorni di bombardamenti, due soldati turchi sono stati feriti in un’esplosione a Diyarbakir. Dell’attacco è responsabile il partito di Ocalan. Poco prima i combattenti del gruppo avevano attaccato la polizia turca a Sirnak. La strada che conduce alle province orientali di Tunceli e Erzincan è stata chiusa. Intorno a Tunceli, Hozat, Mazgirt, Agri e Nazimiye 14 aree sono state dichiarate zone militari, dopo l’uccisione di due soldati e il ferimento di 30 in un attacco del Pkk della scorsa domenica.

Non solo, i quattro giudici che a gennaio avevano ordinato di fermare e perquisire i camion dell’intelligence sul confine tra Turchia e Siria sono stati arrestati con l’accusa di tentare di rovesciare il governo. Il tentativo dei giudici era di smascherare le politiche governative che hanno favorito i jihadisti dello Stato islamico diretti in Siria o di ritorno in Turchia.

Questo episodio è l’ennesimo tentativo di far fallire i colloqui per la formazione di un esecutivo di coalizione tra gli islamisti moderati di Akp e i kemalisti (Chp) di Kilicdaroglu. Il politico ha accusato Erdogan di bloccare gli sforzi per la formazione di un governo Akp-Chp. Invece, secondo il leader kemalista, il premier in pectore Ahmet Davutoglu vorrebbe davvero arrivare ad un accordo politico ma viene frenato dal presidente turco. Se entro pochi giorni le divisioni politiche non dovessero essere superate si andrà ad elezioni anticipate. Il rischio è un aumento dei consensi per Erdogan che ha puntato sul richiamo al nazionalismo turco per accrescere i voti di Akp.

Ieri era il primo anniversario del grave genocidio contro i kurdi yazidi che hanno tentato di fuggire dall’avanzata dell’Isis su Singal del 3 agosto 2014. Senza aiuto ternazionale, vennero messi al riparo nelle montagne dai combattenti del Pkk, ora sotto attacco delle autorità turche. Migliaia di giovani ragazze vennero rapite e vendute, alcune hanno preferito il suicidio. Da quel giorno nacquero le Unità di resistenza di Singal (Ybs) e si rafforzò la lotta delle Unità di protezione maschili e femminili (Ypg-Ypj) nel Kurdistan siriano (Rojava). Il leader del governo autonomo del Kurdistan iracheno, Massoud Barzani, che ha fin qui mantenuto un atteggiamento ambiguo sui continui attacchi turchi contro Pkk a Qandil, ha promesso che «chiunque coinvolto in questi crimini non sfuggirà alla giustizia e alla punizione».

Anche sul fronte Iran sembra che la causa kurda stia guadagnando nuovo spazio. Il ministero della Scienza ha dato il via libera all’apertura di un dipartimento di Lingua e letteratura kurda nell’Università del Kurdistan. Sarà il primo programma universitario in kurdo permesso dalla nascita della Repubblica islamica.