Istanbul blindata. Nel primo anniversario delle manifestazioni iniziate il 31 maggio 2013 per salvare il parco Gezi, il centro della città è stato trasformato in un bunker dove sono stati chiamati 25mila poliziotti, giunti anche dalle province limitrofe, letteralmente obbligati a prestare servizio.

Mentre il parco era stato già chiuso venerdì, l’adiacente piazza Taksim è rimasta accessibile fino alle 15 di ieri, prima che la polizia disperdesse un piccolo gruppo di manifestanti che si erano seduti sulle scale del parco a leggere dei libri.

L’atmosfera tesa creata dall’onnipresenza degli agenti, molti dei quali anche in borghese, ha avuto tra le sue prime vittime Ivan Watson, giornalista della Cnn International, la cui trasmissione è stata interrotta dai poliziotti che hanno sequestrato la telecamera della troupe.

«La polizia turca ha fermato me e la mia squadra durante la diretta e un poliziotto mi ha dato un calcio nel sedere» ha twittato Watson, che dopo una mezz’ora è stato rilasciato assieme ai colleghi. Nelle ore in cui accadeva tutto questo, la Cnn Türk, diventata famosa per i doumentari sui pinguini che metteva in onda durante le proteste dell’estate scorsa, trasmetteva un programma di moda. Al solito i social media, ma soprattutto Twitter, reso nuovamente accessibile poche settimane fa dopo un blocco durato diversi giorni, è stato il principale canale per la circolazione delle informazioni in tempo reale.

Nelle stesse ore il premier Erdogan si rivolgeva a «tutto il suo popolo» affermando che se qualcuno si fosse recato a Taksim si sarebbe dovuto confrontare con la polizia «che ha ricevuto ordini di fare quanto necessario, dalla A alla Z. Non potrete andare lì come avete fatto durante gli eventi di Gezi della volta scorsa. Siete obbligati a seguire le leggi». La prefettura di Istanbul ha interrotto il servizio dei traghetti in partenza dalla sponda asiatica verso quella europea. Un gruppo ha cercato di superare il ponte del Bosforo a piedi, ma è stato preventivamente bloccato dalle forze dell’ordine, mentre altri manifestanti hanno occupato la stazione ferroviaria di Haydarpasa.

L’appuntamento fissato per le 19 dalla Piattaforma di solidarietà di Taksim (una rete formata da circa 150 realtà associative e portavoce principale su Gezi già prima dell’estate scorsa) per tornare in piazza a ribadire le proprie richieste ha fatto scattare anche l’attacco della polizia.

I rappresentanti della piattaforma, il cui accesso in piazza è stato ovviamente impedito, hanno dato il via ad un sit in, affermando che avrebbero continuato fino a quando le forze dell’ordine avrebbero sospeso gli attacchi. Anche alcuni parlamentari dell’opposizione si sono uniti alla protesta.

Tuttavia, gli episodi di violenza si sono intensificati con il passare delle ore in cui si sono registrati diverse decine di fermi e di feriti, mentre foto di scontri e battaglie per le strade cominciavano a fare il giro del web. Elicotteri in perlustrazione, lacrimogeni, idranti, pallottole di gomma scaricati sui dimostranti sono oramai diventati parte di tutte le manifestazioni a partire dalla scorsa estate. Oltre a Istanbul, soprattutto in alcuni quartieri che erano stati al centro delle proteste anche la prima volta come Cihangir, Besiktas, Sisli, Dolapdere, Okmeydani, vi sono state manifestazioni anche in diverse città turche tra cui Izmir, Ankara ed Eskisehir.

Nonostante tutti gli scandali di corruzione che hanno coinvolto negli ultimi mesi il governo turco conservatore di ispirazione islamica e le censure a internet (il blocco a Youtube è ancora in vigore, in attesa di tornare di nuovo libero grazie ad una recente sentenza della Corte costituzionale), nonché la tragedia registrata nela miniera di Soma, la partecipazione alle proteste è di molto inferiore a quelle dell’estate scorsa. Un anno fa, oltre tre milioni di persone in 80 province turche si erano riversate per le strade per chiedere le dimissioni del governo, ciascuno guidato da una propria motivazione.

Ma anche il numero dei giovani, che pur restano in prima linea nelle dimostrazioni, sembra essere calato di molto.
Nei quartieri residenziali attorno a Taksim tornano però a riecheggiare dalle finestre i suoni delle pentole e dei fischi, mentre le forze speciali rincorrono ragazzi con manganelli. E assistere alla violenza della polizia era stato proprio ciò che aveva dato origine alle manifestazioni di Gezi dell’estate scorsa.