Le autorità yemenite a Sana’a, la capitale dello Yemen dal settembre 2014 in mano ai ribelli Houthi, hanno dichiarato ieri lo stato d’emergenza per l’epidemia di colera che sta colpendo il paese devastato da due anni di guerra: sono 115 i morti dal 27 aprile al 13 maggio.

«Il numero di decessi ha superato i tassi normali e il sistema sanitario è incapace di contenere questo disastro sanitario e ambientale», scrive in un comunicato il Ministero della Salute Houthi.

Secondo l’Onu, 8.600 persone sono state infettate dal virus in 14 delle 21 provincie yemenite. Un’epimedia terribile in un paese con i servizi sanitari collassati: meno del 45% degli ospedali yemeniti è funzionante, fa sapere l’Organizzazione mondiale della Sanità, e l’afflusso di medicinali è crollato del 70%.

I dati non stupiscono: l’Arabia Saudita, a capo della coalizione sunnita che ha attaccato lo Yemen nel marzo 2015, ha imposto un durissimo blocco aereo che impedisce l’arrivo regolare di aiuti, pressoché introvabili.

A ciò si aggiungono i raid che hanno distrutto cliniche gestite da ong internazionali e la scarsità di carburante per distribuire gli aiuti alla popolazione.

Due terzi degli yemeniti non ha accesso a acqua potabile, le condizioni igieniche sono drammatiche. E arriva così la seconda epidemia di colera in meno di un anno.