L’editore Quodlibet sta meritoriamente ripubblicando le opere di Enzo Melandri (1926 – 1993), filosofo che merita di essere conosciuto molto di più e meglio di quanto non lo è stato in passato. Da qualche anno è nuovamente disponibile quella che è la sua opera più importante e cioè La linea e il circolo. Più recentemente sono stati pubblicati anche Contro il simbolico, I generi letterari e la loro origine, Alcune note in margine all’Organon di Aristotele.

DA QUALCHE MESE è uscito anche L’inconscio e la dialettica (postfazione di F. Cimatti, Quodlibet, pp. 99, euro12). Quest’ultimo libro affronta il problema logico-matematico della contraddizione e, in particolare, l’assenza di quest’ultima nell’inconscio psicoanalitico. I due testi raccolti in questo volume videro la luce all’inizio degli anni ottanta, a margine della traduzione italiana di un libro nel quale lo psicoanalista cileno Matte Blanco teorizzava l’applicazione degli insiemi matematici e della bi-logica all’inconscio freudiano.
Quando Melandri scrisse questi testi, l’attenzione era soprattutto rivolta alla psicoanalisi. Nel senso che le questioni della contraddizione e quella connessa della negazione, derivanti dalla logica-dialettica classica e dai sistemi di Hegel e Marx, erano focalizzate sull’inconscio.

CI SI INTERROGAVA, ad esempio, riguardo quali conseguenze sistemiche potessero caratterizzare l’inconscio nel momento in cui lo si privava del senso della contraddizione. Ci si chiedeva se si potesse o meno continuare a concepire l’inconscio come linguaggio nel momento in cui era attraversato dalla cesura dell’illogicità. Si investigava inoltre su che tipi di contraddizione e negazione fossero quelli psicoanalitici. Il libro di Matte Blanco verteva su questi e altri argomenti affini, nell’ambizioso tentativo di mettere a punto un’epistemologia della psicoanalisi.

ANCHE L’INDAGINE di Melandri si muove in parte assecondando questa direzione e cioè quella di stabilire la fondatezza e soprattutto il modo di operare dell’inconscio e, più in generale della psicoanalisi. A ciò però si deve aggiungere che a Melandri sta a cuore anche segnalare i possibili alleati in questo percorso di fondazione epistemologica dell’inconscio psicoanalitico, come ad esempio Marx. Proprio a lui Melandri sin dall’inizio si affida per stabilire un discrimine cruciale, valido per tutto il suo discorso, e cioè la differenza tra contraddizione e contrapposizione. Non semplicemente quest’ultima, ma la prima è quella che distingue ciò che si agita sia nel fondo della società sia nel profondo della psicologia. Ragione per cui, «non stupisce – scrive Melandri – di trovare ai due estremi dello spettro delle scienze sociali – economia e psicologia – un problema molto simile e un tentativo di risolverlo mediante concetti affini, d’origine dialettica e a esito parimenti paradossale».

COME SOTTOLINEA anche l’intervento di Cimatti, per Melandri l’assenza di contraddizione nell’inconscio freudiano non vuol dire affatto abbandono radicale di ogni logica, perché ciò comporterebbe «rinunciare alla conoscenza». Melandri inquadra la questione in termini di ambivalenza, come suggerito dalla sua sistematica teoria dell’analogismo sviluppata nella Linea e il circolo, e come suggerito da Freud stesso quando menziona i casi di «controsenso delle parole arcaiche», quali ad esempio sacrificio. Che una stessa parola possa esprimere due significati fra loro opposti è irrazionale, ma non necessariamente illogico. Ciò implica però che ciò che è logico non è soltanto questione di significato linguistico, ma di fondamento onto-logico. Ed è forse proprio questo aspetto che oggi risulta il più interessante del libro di Melandri.

NON SOLTANTO l’accertamento teorico dei fondamenti della psicoanalisi, ma più ambiziosamente la ridiscussione, anche attraverso l’esperienza psicoanalitica, delle basi ontologiche delle odierne derive funzionaliste delle varie epistemologie, del loro saper porre come dati e fatti certi quelli che in realtà spesso sono soltanto risultati di tecnologie di senso minimo privo di fondo. È dalla situazione incantata dell’oblio di tale fondo che questo libro e tutta l’opera di Melandri oggi possono contribuire a risvegliarci.