Sono passati dieci anni dalla morte di Enzo Mazzi, sacerdote, ribelle, uomo di frontiera. Al parroco dell’Isolotto, il quartiere operaio costruito da La Pira, «quel don (da dominus) non gli si addiceva e preferiva essere chiamato Enzo». A ricordarlo è Luciana Angeloni, che lo aveva conosciuto alla fine degli anni Cinquanta, poco dopo il suo approdo, in quella periferia di Firenze di recente costruzione. A lei dobbiamo anche alcune delle pagine più lucide, ma anche più affettuose del libro con cui la comunità ha ricordato Mazzi nel 2018. Torna a rinverdire la memoria il libro Compagni di cammino. Verso l’esodo dal dominio del sacro (Libri liberi Editore), uscito a cura della Comunità dell’Isolotto e frutto di un meticoloso lavoro sulle carte dell’archivio.

SI TRATTA DI UNA RACCOLTA di articoli pubblicati da Mazzi su giornali e riviste nel corso della sua lunga stagione di militante nelle comunità di base. I primi testi risalgono alla metà degli anni Settanta, quando era già noto alle cronache nazionali per la rottura con il cardinale Florit e la rimozione forzata da parroco nel 1968. Il conflitto era esploso in occasione della decisione del gruppo di laici e preti attivi nel quartiere di non ritrattare la solidarietà agli studenti che avevano occupato la cattedrale di Parma. Le tensioni covavano però almeno da qualche anno e nascevano da una sostanziale incomunicabilità con uno dei vescovi più reazionari della Chiesa italiana.

Del resto, già prima del Vaticano II all’Isolotto la messa era celebrata con l’altare rivolto verso i credenti e con la traduzione in italiano: la Bibbia letta collettivamente alla luce dei problemi dell’attualità; la missione pastorale interpretata come una missione per il popolo e con il popolo. Il Sessantotto, all’Isolotto, fu vissuto dunque come la conferma di un percorso di emancipazione.

Che ci fosse fiducia nel disegno di Giovanni XXIII, lo spiega anche Mazzi in uno dei primi articoli che aprono questa raccolta, in cui ai ritratti dei «compagni di cammino» (Luigi Rosadoni; Bruno Borghi; Alexander Langer; Michele Ranchetti) si alternano spaccati sull’attualità. In un altro testo, uscito su Avvenimenti, si parla di don Milani e del suo rapporto con la comunità: tutt’altro che conflittuale, come sostenevano i detrattori del cosiddetto «dissenso» cattolico, ma che, al contrario, nasceva nel contesto culturale di quella generazione cresciuta nel Seminario fiorentino. O almeno di quel pezzo che intendeva «superare il Medioevo» e rompere l’alleanza tra Chiesa e borghesia. A differire, semmai, era il modo di intendere il rapporto con la gerarchia.

Gli interventi pubblici di Mazzi in difesa dei preti colpiti da interventi disciplinari (don Vitaliano, don Barbero, don Santoro) ruotano attorno al tema della violenza della Chiesa, accusata di negare i diritti umani al proprio interno. Siamo nella stagione più avanzata dalla storia della comunità, quando lo stesso orizzonte del Concilio appariva ormai insufficiente per chi guardava, insieme a Bonhoeffer, al superamento della «cultura sacrale», in favore di quella che Balducci chiamava «la laicità della fede».

NEL LORO COMPLESSO, gli articoli delineano un percorso in cui personale e collettivo risultano inscindibili. Anche se le comunità di base furono colpite duramente dalla fine degli anni Settanta, e dalla normalizzazione che ne seguì, questa raccolta mette in evidenza come la storia dell’Isolotto sia stata un segmento di una storia di movimenti destinata a riemergere: nelle piazze per la pace, nel movimento dei movimenti, di cui troviamo testimonianza negli interventi al Forum sociale del 2002, che si svolse a Firenze. Mazzi non si è mai considerato un «ex», anche perché – spiegava sull’Unità – «nessuna autorità ecclesiastica mi ha mai notificato interventi disciplinari». Negli anni Novanta ci fu anche un riavvicinamento con il vescovo Piovanelli.

Resta da chiedersi cosa è rimasto dell’esperienza dell’Isolotto in un cattolicesimo italiano invecchiato e nell’involuzione delle sinistre cristiane. Ma anche nei fermenti che si registrano attorno ai movimenti popolari e al pontificato di papa Francesco, tutt’altro che scevro da profonde contraddizioni.

Oggi e domani alle ex «Baracche verdi»

Enzo Mazzi viene ricordato oggi e domani a Firenze dalla «sua» Comunità dell’Isolotto con una serie di riflessioni e testimonianze nella sede storica delle ex «Baracche verdi» (via degli Aceri, 1). Oggi alle 10 presentazione del volume «Compagni di cammino», la raccolta degli scritti di Mazzi curata dalla Comunità dell’Isolotto, con gli interventi, fra gli altri, degli storici Simonetta Soldani e Alessandro Santagata; alle 15 prendono la parola i «compagni di cammino» dell’ex parroco dell’Isolotto, fra cui don Alessandro Santoro della Comunità delle Piagge e Beniamino Deidda, ex procuratore della Repubblica di Firenze, nel ‘68 giovane magistrato molto vicino alla comunità finita sotto processo. Domani, dalle 10, assemblea pubblica in piazza dell’Isolotto, con letture dagli scritti di Mazzi, canzoni e microfono aperto.