Enzo Apicella, uno dei più grandi disegnatori italiani, se n’è andato ieri in silenzio, in una clinica di Roma.
Lo ha fatto in punta di piedi, lui che era noto e amato da tutti proprio per la sua grande vitalità che faceva impallidire persino i giovani. Da qualche tempo era malato ma a portarselo via non è stata la malattia bensì la data di nascita.
Vincenzo, detto Enzo, Apicella infatti era nato nel 1922, a Napoli. Brillante, versatile, è stato un fumettista ma anche un designer e un giornalista. Cominciò ad esprimere il suo talento di disegnatore compiutamente nel 1953 quando contribuì a fondare a Venezia la rivista Melodramma. Trasferitosi a Londra, Apicella si è occupato di scenografie e cartoni animati per la televisione ed è stato un disegnatore d’interni per circa 150 ristoranti e locali di tendenza.
Lo storico dell’arte inglese Bevis Hillier lo ha descritto come “Uno dei creatori degli anni sessanta”.
Comunista convinto, il fumettista napoletano ha messo a disposizione il suo talento artistico al servizio dell’impegno politico.
Ha pubblicato vignette e articoli su The Observer, The Guardian, Punch, The Economist, Private Eye, Harpers & Queen e Liberazione, l’organo del Partito della Rifondazione comunista.
Si è occupato molto di Medio oriente e i suoi disegni sono stati spesso dedicati alla questione palestinese.
La sua assistente, Cristina Micalusi, ha riferito della volontà espressa da Apicella di essere cremato e che le sue ceneri vengano poi sparse su Napoli.
L’ultimo saluto si terrà al Tempietto egizio del Verano, sabato 3 novembre.
Ai familiari va l’abbraccio del collettivo del manifesto