Pasquale Maglione, deputato del Movimento 5 Stelle in commissione agricoltura, è il relatore della proposta di legge sullo sviluppo e la competitività della produzione agricola e agroalimentare con metodo biologico. Il testo è stato approvato praticamente all’unanimità in commissione e poi al Senato e che aspetta di arrivare alla Camera. Numerosi esponenti del settore del biologico considerano sospetta la lentezza con la quale la legge va al voto in aula.

Quando pensate possa arrivare in aula per l’approvazione definitiva?
La norma è stata approvata in prima lettura alla Camera nel dicembre 2018, con il solo voto contrario di Forza Italia, e poi nel maggio 2021 in Senato con un solo voto contrario e un astenuto. La Commissione Agricoltura della Camera ha recepito senza modifiche il testo di Palazzo Madama, licenziandolo ad agosto scorso. Ora la proposta di legge, già calendarizzata per l’ultimo trimestre del 2021, è slittata a causa degli impegni legati alla manovra. Io auspico che possa venire approvata nel primo trimestre del 2022 ma ovviamente ciò non spetta deciderlo al relatore del provvedimento ma ai primi firmatari della proposta normativa che devono portarla all’attenzione della conferenza dei capigruppo. Sul testo vi è il consenso del ministero delle politiche agricole nonché un accordo di maggioranza per l’approvazione senza modifiche, una intesa che vaglierò nuovamente nelle prossime settimane.

Quali vantaggi arrecherà al settore e ai consumatori?
La tecnica agronomica del biologico è normata dai regolamenti europei. Quello che manca è una norma generale nazionale che possa valorizzare, tutelare e promuovere il comparto e che diviene cruciale in uno scenario dove le priorità sono la transizione ecologica e la sostenibilità ambientale. La norma prevede strumenti e opportunità per sostenere i sempre più ingenti investimenti degli agricoltori in questo settore: dal marchio bio italiano (utile per i consumatori per conoscere i prodotti con materia prima 100% made in Italy) al tavolo ministeriale che redigerà il Piano d’azione nazionale per le strategie di conversione da convenzionale al biologico; dal fondo specifico per aumentarne le produzioni sino ai distretti biologici dove si limiterà l’uso di fitofarmaci. Insomma una legge quadro nazionale che possa permetterci di raggiungere l’obiettivo di aumentare l’attuale 15% di superficie biologica, che ci vede leader in Europa, sino al 25% come previsto dalle strategie comunitarie.

L’agricoltura biologica è sotto attacco da parte delle lobby dell’agroindustria?
Non amo la dietrologia. È innegabile che ci siano stati dei rallentamenti e delle prese di posizione che, personalmente, non condivido e reputo spesso strumentali. Il parlamento deve assumersi la responsabilità di dare una norma ad un comparto che la richiede fortemente. E auspico che ciò avvenga nel più breve tempo possibile affinché chi sta investendo in questo settore sia sostenuto con strumenti adeguati.

Ci sono state polemiche circa la questione legata al biodinamico. Questo ha rallentato l’iter della legge?
Tutto ciò che è ‘bio’ in Italia deve necessariamente rispondere alle tecniche biologiche. Questo dice il tanto discusso articolo 1 comma 3 della norma. Ciò nasce dall’esigenza di assoggettare tutti ai medesimi controlli dell’Ispettorato Repressione Frodi del Mipaaf (Icqrf): mettiamo così dei paletti a ciò che prima non aveva regole nazionali. Alle polemiche strumentali preferisco l’approvazione della norma per valorizzare, promuovere e sostenere gli imprenditori agricoli biologici.

Proprio in questi giorni alcune Ong lamentano che i membri della commissione agricoltura del M5S alla camera hanno firmato una proposta di legge che accelera sul fronte Ogm. Ma il M5S non ha sempre manifestato contrarietà alla manipolazione genetica?
La proposta di legge, a prima firma del collega e amico Filippo Gallinella (M5S e presidente della commissione agricoltura della Camera) sarà presentata in conferenza stampa il 15 dicembre a Montecitorio. Gli Ogm usano la tecnica trans-genica, le Tea (tecniche evolutive assistite) no. La differenza è sostanziale perché mentre negli Ogm la pianta è ottenuta introducendo nel suo Dna sequenze di Dna di specie anche completamente diverse e incompatibili con ciò che accadrebbe naturalmente, nelle nuove tecniche genomiche la pianta è ottenuta attraverso una diversa sequenziazione del suo stesso Dna (editing genetico) oppure l’inserimento di specie sessualmente affini (cisgenesi) proprio come accade in natura.