Il calore ed il «colore» di un concerto in un jazz club: è ciò che si avverte ascoltando New Spring (CamJazz) del pianista-compositore Enrico Pieranunzi. Certo, si potrebbe obiettare, è un Live At The Village Vanguard! Non è questione di etichette: qui è la musica che pulsa e si muove tra le pareti di uno dei più titolati e longevi locali di New York in cui un jazzista italiano guida un gruppo di musicisti newyorkesi di alto livello su proprie composizioni appositamente arrangiate, a parte un paio. Più di un’ora di musica che colpisce per l’intensità, le tinte come le sfumature, la salda radice nella lezione jazzistica che si coniuga ad un linguaggio contemporaneo. Jazz odierno e moderno, intessuto di passione e mestiere (mai di maniera), frutto dell’internazionalizzazione di questa musica.

Per Pieranunzi è la seconda incisione dal vivo al Vanguard come leader, avvenuta nella primavera del 2015 nell’«ottantesimo anno di vita di un club che non riesce ad invecchiare e che sembra vivere insieme nel presente e in un tempo senza tempo» come scrive nelle note di copertina.

Ha chiamato con sé il sassofonista Donny McCaslin (con l’ultimo David Bowie, al fianco di Dave Douglas e nell’orchestra di Maria Schneider), il contrabbassista Scott Colley (autore e sideman prolifico, con oltre 200 collaborazioni da Jim Hall a Michael Brecker) ed il batterista Clarence Penn, ricercatissimo e con esperienze parallele a quelle di McCaslin. Il quartetto suona con slancio, convinzione ed interplay le inedite Amsterdam Avenue e New Spring, lo standard I Hear A Rhapsody ed altri brani ricchi di dinamiche, di piani sovrapposti, di «visioni». Degna ed antiretorica celebrazione di un luogo «speciale».