Ciak, si suona. Ciak, si sogna. I 90 anni di Ennio Morricone, che ha riportato la musica da concerto al cinema, hanno riammesso la musica da cinema ai concerti. In Francia e in Italia, dallo scorso 20 novembre (data del suo compleanno) a oggi, la Cinémathèque Française de Paris, i Rendez-vous di Unifrance, il Festival international du Court-Métrage a Clermont- Ferrand e, adesso, il Bif&st sono stati una sponteanea staffetta di set & bacchetta.

Dopo l’omaggio reso all’autore di memorabili soundtrack-spaghetti in occasione della retrospettiva Sergio Leone con mostra, magnifica, della Cinémathèque parigina e Cineteca di Bologna, è stata la volta di Unifrance che ha organizzato a Radio France un concerto-evento di musiche da film, selezionate dal ‘cinemusicofilo’ d’eccezione Bertrand Tavernier. Già autore, tre anni fa, dell’eccellente documentario Voyage à travers le cinéma français, che accanto all’analisi appassionata di film e cineasti mette in valore, per la prima volta, il contributo di musicisti spesso straordinari, l’«archeologo del cinema francese» ha letteralmente orchestrato, con la complicità d’un maestro entusiasta, un concerto di musiche (da film) da capogiro, tra cui «quattro colonne sonore da tempo sparite, da noi ricomposte attraverso i dvd dei film relativi».

Tavernier, 78 anni lo scorso 25 aprile, sciarpone fluttuante sotto la cascata di capelli bianchi, ricorda quanto dobbiamo essere grati a François Truffaut « che aveva registrato l’Atalante di Jean Vigo, salvando così la musica più importante del cinema anni 30, subito scomparsa». Per tre ore, lo scorso gennaio, l’Auditorium di Radiofrance s’è trasformato in un magico set musicale d’epoca, con mitiche colonne sonore anni 30-40-50, da La Belle et la Bête a Les enfants du Paradis, da Marcel Pagnol a Sacha Guitry, da Arthur Honegger (Les Misérables) a Darius Milhaud (Madame Bovary di Renoir).

L’altalena cinema-musica, all’insegna di Morricone, ha avuto un volo in più, felice e inatteso, al Festival di Clermont-Ferrand. Tra proiezioni di titoli succosi come il greco Leoforos Patision di Thanasis Neofotistos (Prix Spécial du Jury e Canal+), il norvegese Saras Intime Betroelser di Emilie Kristine Blichfeldt o i francesi Roberto le canari di Natalie Saugeon (con una magnifica Elodie Bouchez), Côté coeur di Héloïse Pelloquet (Prix ADAMI d’interprétation), Pauline asservie di Charline Bourgeois-Tacquet (Prix Télérama 2019), la più importante rassegna europea di cortometraggi –‘Cannes del corto’ – ha organizzato una serata-concerto di Teho Teardo, 53 anni, già giurato a Clermont l’anno scorso.

Sonanti applausi, anche per quest’altra kermesse d’oltralpe di cine-musica, per il compositore delle musiche, tra le altre, di L’amico di famiglia, La ragazza del lago, Diaz, premiato dieci anni fa per Il divo di Paolo Sorrentino con il David di Donatello e il Premio Ennio Morricone al Bif&st. Quasi un anello di congiunzione con Bari, dove nei giorni scorsi proprio Morricone, minuscolo, misurato e frizzante nei suoi ormai quasi 91 anni, è stato la gemma sonora del Bif&st: gemma moltiplicata per dieci dal direttore Felice Laudadio, con una grande mostra fotografica, conversazioni con l’autore e incontri quotidiani con sodali di set, condotti da Jean Gili, da Marco Bellocchio (oggi) a Roberto Faenza, a Giuliano Montaldo, al tris-Oscar Nicola Piovani, Gianni Quaranta, Giuseppe Tornatore (che 30 anni fa, a Europa Cinema allora diretto a Bari da Laudadio, era stato premiato, prima di Cannes e di Hollywood, per Nuovo Cinema Paradiso, con le musiche struggenti di Morricone).

L’incontro con il Maestro, la sera inaugurale, dove ha ricevuto dalle mani di Tornatore il super-premio alla carriera, è stato fitto di flashback e aneddoti: «La prima volta che ho messo piede a Bari è stata, tanti anni fa, per un torneo di scacchi – ricorda Morricone con l’abituale autoironia e un sorrisetto divertito –. Quella di stasera, vi dico subito, non sarà l’ultima volta. Ma, almeno, la … terzultima ». La tappa di Bari non è che il podio di nuove avventure: «Nei prossimi 15 giorni sarò in tournée in Spagna dove terrò quattro concerti». Fioccano gli applausi al Teatro Petruzzelli. Una standing ovation infinita. Tornatore, chiamato a pronunciarsi sulle qualità del suo musicista-feticcio, avverte che a Morricone sta dedicando un documentario, con mille testimonianze di registi e musicisti: «A tutti ho ricordato il giubilo di Tarantino quando, ricevendo il Golden Globes per la colonna sonora del suo Hateful Eight, poi premiata con l’Oscar 2016, ha esclamato : ‘Morricone è uno dei grandissimi nella storia della musica, come Schubert, come Mozart’. Per la maggior parte degli intervistati, la ‘tarantinata’ significa soprattutto il crollo della diga tra musica cosiddetta seria e musica da film. Anche Bernardo Bertolucci è stato di questo avviso. Ma poi, con improvvisa illuminazione, ha aggiunto: ‘È vero però che Pasolini nel suo primo film ha scelto Bach, ma poi è passato a Morricone…’ ».

In questa decima edizione – dove hanno brillato, tra le anteprime, il russo Van Goghs con uno strepitoso Daniel Olbrychski, nella sezione ‘China Insight’ di Sinoglobal lo smagliante La risaia della cinese Zhu Xiaoling, purtroppo relegato sullo schermetto della Mediateca Regionale, l’evento d’apertura ha ricongiunto il cinema alla musica. In occasione del riesumato Napoli che canta di Roberto Roberti (papà di Sergio Leone, che nei primi western autarchici mascherati da America si firmava Bob Robertson, ‘figlio di Roberto’), la ‘voce’ del film muto (1926) ha preso corpo, per poi dilagare nel recital successivo, nella stupenda interpretazione di Lina Sastri che ha portato alle stelle canto e lingua napoletana.