Un voto di pancia mitigato da lontano. Le elezioni tunisine della scorsa domenica si rivelano in linea con i sondaggi almeno nelle sezioni scrutinate ieri mattina, con Ennahdha in testa seguita a stretto giro da Qalb Tounes, che esce vittoriosa da numerose circoscrizioni nel centro e nel nord del Paese, come Kef e Mahdia, mentre affondano i partiti di sinistra e si rafforzano le spinte ultra islamiste.

Il partito di Nabil Karoui, ancora in carcere, conquista l’importante circoscrizione di Tunisi 2 con 34mila voti, mentre Ennahdha si aggiudica le preferenze dei tunisini all’estero, tra cui quelli residenti in Italia, Francia e altri Paesi arabi (dati Isie), che stroncano un voto che doveva essere di rottura con il vecchio establishment. D’altro canto, Ennahdha ha promesso che sosterrà in parlamento le politiche di Kais Saied, sperando di sciacquarsi di dosso l’alleanza con Nidaa Tounes. Una macchia che molti tunisini non perdonano al partito di ispirazione islamista moderata. «Non vogliamo più saperne dei grandi partiti. Sanno dare il meglio di sé solo nei talk show», si sfoga un cittadino di Tozeur, una delle città in cui si registrano manifestazioni di protesta. Una situazione di stallo, quella che sta vivendo il paese nordafricano che potrà forse sbloccarsi soltanto dopo il secondo turno delle presidenziali, domenica prossima, nonostante l’imbarazzo provocato dalla permanenza in carcere di Nabil Karoui, in corsa con Kais Saied per la poltrona presidenziale.

Ma i guai non finiscono qua. Secondo il quotidiano La Press de Tunisie, ci potrebbe essere un cambiamento nella distribuzione dei seggi «soprattutto perché la differenza tra alcune liste a volte non supera i 50 voti», ha detto Anis Jarboui membro dell’Alta autorità elettorale indipendente (Isie), conformemente alle disposizioni dell’articolo 143 della legge elettorale, che consente la cancellazione, anche parziale, delle liste.