Nonostante i suoi 2,08 metri di altezza, Kanter sul campo da basket si muove con estrema grazia e rapidità. Lui è uno che sa accarezzare la palla a spicchi e per questo è considerato uno dei migliori giocatori della Xavier University, ateneo di Cincinnati che si appresta ad affrontare come una delle massime favorite il torneo a eliminazione diretta che assegna il titolo nazionale NCAA. Negli Stati Uniti la competizione è conosciuta più semplicemente come March Madness, la follia di marzo che appassiona milioni di americani e che regala sempre spettacolo e gare al cardiopalma. Kerem è anche il fratello di Enes, già stella dei professionisti della NBA in quel di Oklahoma prima e ora New York e considerato da più parti il più forte cestista turco in attività. Enes però non è solo famoso per le sue abilità sotto canestro – viene schierato centro, visto che è ancor più alto di Kemer – ma perché è un seguace di Fethullah Gülen, il nemico giurato del presidente turco Tayyip Erdoğan. Il suo credo politico gli è costato il posto in nazionale – da cui è stato giubilato nel 2015, con corollario di accuse ad allenatore e compagni di essere molto filo-governativi – gli ha procurato varie minacce di morte, la revoca del passaporto e una condanna a quattro anni di reclusione in contumacia per aver definito Erdoğan “l’Hitler del nostro secolo”. Come se non bastasse, i suoi genitori, per non finire in carcere, lo hanno dovuto disconoscere pubblicamente e chiedere scusa al presidente turco. Ovviamente Enes ha dovuto recidere ogni forma di contatto con la sua famiglia, tanto che si è detto “adottabile” e pronto a prendere la cittadinanza statunitense.

Kerem è schierato meno apertamente del fratello, sebbene abbia sempre ribadito di essere molto vicino a Enes e di comprendere il suo modo di porsi rispetto alla situazione nel loro Paese. Anche caratterialmente il più giovane dei Kanter ha un profilo più basso. “Kerem è più tranquillo di me, non usa per nulla i social media”, ha dichiarato il pivot dei Knicks, che al contrario è stato protagonista di risse in campo e accese colluttazioni verbali via Twitter.

Come è immaginabile, Enes non è uno che si tira indietro quando c’è da parlare con la stampa. Agli italiani della Gazzetta dello Sport ha spiegato di auspicare un incontro con Donald Trump per “chiedergli che cosa ha in testa che non va”, augurandosi poi che i suoi Knicks raggiungessero i play off per far andare “fuori di testa Erdoğan”. Viste le ormai croniche difficoltà della franchigia del Madison Square Garden dovrà rinviare di almeno un anno questo ardente desiderio.

La vetrina del torneo NCAA, invece, costituisce il trampolino di lancio per il mite Kerem, deciso ad atterrare il prima possibile nella NBA. E a meno che non dovesse approdare anche lui ai Knicks, a quel punto potrebbero essere due le squadre oscurate dalla televisione turca. Sì, perché a Istanbul e dintorni non è possibile vedere le gesta di uno dei migliori esponenti della storia della pallacanestro locale. Ordine del presidente.