Ha da poco concluso la terza partedel Viaggio con Dante dedicata al Paradiso ed è già impegnato in altri progetti per la Dante Alighieri e non solo. Lamberto Lambertini, artista eclettico, si divide tra scrittura, pittura, regie, sceneggiature.
È il caso di dire che «siete arrivati in Paradiso». Il grande progetto della Dante Alighieri «In viaggio con Dante» si è concluso.
L’Opera è compiuta: Maratona infernale (inferno), Montagna infinita (purgatorio), Senza principio senza fine (paradiso). Un viaggio in Italia in compagnia di Dante. Con il risultato di una migliore conoscenza della nostra patria e del più grande poeta di tutto l’occidente. Sono 100 film di 12 minuti l’uno, ciascuno girato in un luogo diverso d’Italia, dal nord al sud, alle isole, una lettura cinematografica integrale della Divina Commedia. È appena uscito un elegante cofanetto con tutto il lavoro in 9 dvd.
Se ripensi a questo lavoro che ti ha impegnato per alcuni anni, una sorta di piccolo kolossal d’autore, che bilancio fai?
Osservo, felice e un po’ stupito, un lavoro «degno di essere fatto». Nuovo, necessario, irripetibile, persino bello. Un’esperienza senza precedenti, costruita insieme con Alessandro Masi e Paolo Peluffo, rispettivamente segretario generale e vicepresidente della Società Dante Alighieri, con tempo, studio e spesa, come dicevano gli antichi. Un film cresciuto viaggiando, «le idee vengono camminando». Mi piace pensare che questo sia il mio lavoro più importante, come autore e regista, il più riuscito, davvero vicino al mio stile e al mio talento. Per usare le parole di Peluffo, abbiamo dato il via alla nostra Prima Guerra di Liberazione Dantesca, guerra di resistenza contro l’oblio e di liberazione, attraverso Dante, delle memorie che in lui sono giunte fino a noi. È un progetto che abbiamo voluto donare al mondo intero. Basta cliccare In viaggio con Dante sul sito www.ladante.it oppure su you tube.
E adesso? Cosa produrre dopo un’impresa così eccezionale?
Da questa esperienza nasce l’Enciclopedia Infinita. Definizione apparentemente paradossale, anche se un’enciclopedia, a ben vedere, è per sua stessa natura senza fine. La nostra Commedia ne è stato il primo volume. Adesso è iniziata la produzione di Le pillole della Dante. Abbiamo invitato alcuni luminari dell’Università, ma anche scrittori, giornalisti, attori, registi, musicologi, studiosi a svolgere temi complessi, come la lingua dal latino a oggi, otto secoli di letteratura, Dante politico, il risorgimento, il rinascimento, i poeti italiani, il barocco, il futurismo, Pirandello, la guerra di Mussolini, De Gasperi, la nascita dell’euro, il cinema, il melodramma, il cibo, la moda, l’arte contemporanea, le scrittrici, eccetera, in dieci capitoli da cinque minuti. Ne abbiamo già realizzate, a cura di Alessandro Masi e con la mia regia, più di duecento, già tutte su Internet.
Una svolta didattica, nel solco dell’insegnamento della lingua italiana agli stranieri che la Dante pratica già in Italia e nel mondo, ricordando che i comitati della Società Dante Alighieri sono quasi cento in Italia e cinquecento sparsi per il pianeta.
La didattica è nel DNA della Dante, il suo fondatore, non dimentichiamolo, fu Carducci. Ma è giunta l’ora, come dice il presidente Andrea Riccardi, che nasca un «Nuovo Umanesimo» fondato sull’identità, sulla cultura e sulla solidarietà. Non dimentichiamo che Schopenhauer dava alla solidarietà un valore alto della spiritualità e dall’arte, ponendola in cima alla vetta del cammino umano.
Davvero una svolta di grande qualità e di grande impegno.
In vista del 750° della morte del Poeta è in preparazione un film documentario sulle terre dell’esilio. Non dimentichiamoci mai che Dante scrisse il suo capolavoro in mezzo a inauditi disagi.
Tornando all’Enciclopedia, quali sono gli altri tomi?
Abbiamo iniziato a chiedere a donne e uomini che hanno dedicato una vita intera alla cultura, alla ricerca e alla divulgazione, di disegnare la costellazione delle esperienze e delle emozioni che hanno illuminato le loro passioni. Il set è la casa dell’ospite, che, stimolato da un suo amico, racconti sinceramente vita, carriera, successi, rimpianti, riflessioni per invitare i più giovani a dedicarsi allo studio, qualunque strada abbiano poi intenzione di intraprendere. Questi incontri s’intitolano Le confessioni.
Ho visto le prime due con Aldo Masullo e Corrado Augias, il filosofo e lo scrittore. Ho visto anche che sono stati tra i più visualizzati su youtube. In qualche modo una bella sorpresa.
«L’enciclopedia infinita» non finisce qui. C’è una sezione editoriale con la collana delle 19 domande, a cura di Valeria Noli. Benedetto Croce, Luigi Pirandello, Francesco De Sanctis, sono stati i primi volumetti. Un regalo per gli studenti delle scuole e i soci. Poi c’è Apice, un supplemento per riflettere insieme ai più autorevoli interlocutori sui temi «apicali» della cultura italiana. Infine, primo tra i Manuali, Canto per canto – manuale dantesco per tutti di Aldo Onorati.
E altri tuoi prossimi progetti?
È uscito da poco il mio libro Baciare il tempo – Romanzo fino alla fine di Lamberto Lambertini. Una storia che parte da lontano. Da mio padre e mia madre che s’incontrano, prigionieri in un campo nazista, provenienti da due famiglie diversissime: di principi napoletani il primo, di mugnai genovesi la seconda. Sto anche lavorando a una fantasia cinematografica su un personaggio al quale ho dedicato, in varie forme, più di quarant’anni: Raimondo di Sangro, principe di Sansevero. Il titolo: HARAVEC (un gioco da ragazzi), il produttore è Gaetano Di Vaio, la sceneggiatura è scritta in collaborazione con Fabio Gargano e Carlo Di Sangro. È la storia di un misterioso signore che, in una Napoli dei giorni d’oggi, riesce a realizzare il sogno degli alchimisti: la Pietra Filosofale e, con essa, salvare il mondo.

 

IL LIBRO

Un testo strutturalmente complesso ma non intellettualistico, al contrario di semplice e forte gradimento. Poi ci sono i godibili elenchi delle cose accumulate, foto di famiglia, oggetti di lavoro, libri, carte, scatoloni di appunti, oggetti di affezione. Fondamentali sono le opere pittoriche, parziali o intere che costellano le pagine, sono tratte da mostre che l’autore ha realizzato o non ancora, collage di carte e di colori di forte necessità figurativa che oscilla, per così dire, tra simbolismo e surrealismo. La differenza è che nel libro di Lambertini il testo perderebbe moltissimo senza il raffronto con le immagini che diventano essenziali al recupero della memoria e quindi alla scrittura stessa”. Così il professor Arturo Fittipaldi, docente universitario e storico dell’arte, che ha presentato il 25 maggio il romanzo di Lamberto Lambertini Baciare il tempo (iemme edizioni, pp. 102, euro 12,90) al nuovo Salone del Libro di Napoli con Peppe Barra che ha letto Basile.  Chi conosce Lambertini, artista eclettico e polimorfico, sa che pur facendo con questo libro i “conti” con il suo passato, la sua storia, la sua famiglia, non avrebbe potuto scrivere un’autobiografia classica. Il romanzo ha come protagonista un uomo che vive recluso in un grande appartamento, ostinato nel suo gentile ritrarsi. In realtà si tratta di un gioco di specchi tra verità e menzogna, sogno e realtà, l’“opera aperta” (del resto il titolo completo è Romanzo fino alla fine di Lamberto Lambertini) di un intellettuale che si è accostato alla materia con lo spirito (e l’atteggiamento) dello scrittore che non vuole rinunciare al suo essere artista o se si preferisce dell’artista che vuole misurarsi con la letteratura. E quindi la scrittura oscilla tra la prosa tradizionale e la letteratura sperimentale da Gruppo 63 (lunghi brani sono scritti di getto senza punteggiatura e maiuscole stile Balestrini), tra il tono poetico e il romanzo d’appendice. Quando lo si ha tra le mani ci si accorge di essere difronte a un oggetto d’arte grazie anche allo splendido lavoro di editing della iemme di Luigi Solito e al raffinato lavoro grafico di Luca Mercogliano, un’operazione sinestetica da avanguardie storiche con il testo letterario “accerchiato” da immagini e citazioni. Come si avverte che il narcisismo fisiologico dell’artista trasforma una possibile fastidiosa autoreferenzialità in una sensuale complice condivisione di un percorso. Ed è interessante la percezione del lettore che si sente come il visitatore di un museo postmoderno guidato da un visionario e non riesce a concentrarsi come vorrebbe sulla storia sedotto com’è da foto, quadri e aforismi.