Non una di meno di quanto era stato promesso nelle previsioni della vigilia. Non una di meno di quante era necessario mobilitare per trasformare un immensa manifestazione in un fatto politico.

In un’Italia spaccata a metà tra il Si e il No, in un momento di scontro violento sulla rottamazione della Costituzione, la capitale del paese si trasforma nella città delle donne giunte a Roma da ogni angolo del paese. Una forza che scavalca di slancio l’agenda politica per riaffermare valori e tempi di una rivoluzione sociale che le donne non hanno mai smesso di costruire. Quando vogliono e decidono che è arrivato il momento, mostrano a tutti un’altra politica possibile, che unisce la storia e l’oggi con la vita di tutte al centro dell’impegno quotidiano.

Emozionante, eccitante, particolare. Centocinquantamila, per dare un’idea approssimativa, forse di più perché è difficile contare un’onda dietro l’altra senza soluzione di continuità, senza file ordinate, senza distanza tra chi è avanti e chi segue, senza organizzazione se non quella dettata dalla portata di un fiume che scorre tranquillo e rumoroso tra gli argini delle strade, da piazza della Repubblica a piazza S.Giovanni.

Un corteo immenso, di molte generazioni affiancate, come una materna matrioska che nel suo grembo raccoglie e nutre una marea di ragazze. Anche molti uomini camminavano e partecipavano cogliendo l’occasione di essere presenti in una battaglia che non potrebbe riguardarli più da vicino e più drammaticamente.

È stata una bella giornata contro la violenza come non si vedeva dagli anni 70, dalle battaglie contro l’aborto clandestino. Un popolo al femminile, donne con i cartelli e le parole delle associazioni e dei movimenti.

E poi, attaccato alle prime centomila, come un altro corteo, chiassoso e variopinto, una gran festa di ragazze e ragazzi, famiglie, coppie anziane, lei fresca di parrucchiere e armata di cartello («la libertà delle donne è la libertà di tutti»), e il marito dietro.

Vita, amore, forza, contro la violenza e la morte che arriva con il femminicidio. Voci e volti accoglienti, megafoni per raccontare una cultura patriarcale che ancora schiaccia, opprime, uccide. In tante, armate delle ragioni di sempre, espressione di una robusta soggettività, popolare e plurale come la sinistra non è più in grado di essere da molti anni.

Certo non era un corteo che esprimeva simpatia verso il «grande leader» che ci sta portando a votare contro la Costituzione, semplicemente lo ignorava, mentre richiamava il governo al suo dovere: più soldi, più servizi sociali, più educazione di genere, leggi migliori.

L’informazione, scritta e televisiva, guardava altrove e non si è accorta di nulla. Povero Tg3 (ha relegato la notizia in fondo), povero Mentana (niente, zero assoluto, censurata), tutti presi dallo scontro Renzi-Grillo-Berlusconi. Giornali e televisioni del resto più che della società sono diventati l’altra faccia del potere.

E povero Grillo che, insieme alla sindaca Raggi, ieri sfilava sotto le bandiere del No, in un piccolo raduno poco distante dalla grande piazza S.Giovanni. A pensarci bene niente di straordinario, in fondo ai 5Stelle più delle donne piacciono le urne.