Fiat Chrysler sotto pressione: dopo l’apertura di una procedura di infrazione Ue nei confronti dell’Italia per le emissioni della 500X, anche gli Usa hanno minacciato una causa, questa volta direttamente contro l’azienda (e per i gas di scarico di alcune Jeep diesel). E così, dopo giorni di passione in Borsa, ieri il gruppo guidato da Sergio Marchionne ha proposto all’Agenzia per la Protezione ambientale Usa e alle autorità della California di certificare i veicoli contestati.

Fca ieri ha depositato la richiesta di certificazione per i My 2017 di Jeep Gran Cherokee e Ram 1500 con software aggiornato per misurarle. Una mossa con cui si augura anche di accelerare la risoluzione del contenzioso con il Dipartimento di Giustizia Usa (che sarebbe pronto, secondo indiscrezioni, a infliggere una sanzione monstre di 4 miliardi di dollari). Questa mossa ha premiato il titolo, che ha segnato un +3,9% a Piazza Affari e un +3,6% a Wall Street.

Se la soluzione identificata sarà approvata, «Fca intende installare i software di controllo delle emissioni aggiornati anche sui MY 2014-2016 dei modelli Jeep Grand Cherokee and Ram 1500» per un totale di 103.828 auto, ovvero quelle oggetto secondo l’Epa delle violazioni degli standard per i gas.

Fca si dichiara «fiduciosa»: anche alla luce, spiega la stessa azienda, dei «mesi di stretta collaborazione» con l’Epa e le altre autorità Usa e californiane. Mesi trascorsi fra «approfonditi test dei veicoli per chiarire questioni concernenti la tecnologia di controllo delle emissioni utilizzata».

Il ministro dei Trasporti Graziano Delrio, che nei giorni scorsi aveva tentato (senza successo) di far rinviare la procedura Ue, rispetto alla vertenza Usa ha tenuto a precisare che il «caso Fca non è come quello Volkswagen», la casa tedesca a cui gli States hanno già comminato multe miliardarie per lo scandalo noto come dieselgate.