Emissioni inquinanti, accordo al ribasso per favorire le industrie Ue
Automobili Lo scandalo Volkswagen non basta a convincere i 28. Italia, Francia e Germania hanno difeso le ragioni dei propri produttori, mentre Bruxelles premeva per soglie più rigide e tempi più stretti. Greenpeace e verdi: «Hanno vinto le lobby». La casa tedesca per la prima volta in rosso da 15 anni
Automobili Lo scandalo Volkswagen non basta a convincere i 28. Italia, Francia e Germania hanno difeso le ragioni dei propri produttori, mentre Bruxelles premeva per soglie più rigide e tempi più stretti. Greenpeace e verdi: «Hanno vinto le lobby». La casa tedesca per la prima volta in rosso da 15 anni
Nonostante lo scandalo Volkswagen, l’accordo dei 28 Paesi Ue sui nuovi test su strada per le emissioni auto è stato trovato al ribasso, annacquando la proposta della Commissione europea con soglie di non conformità più alte e uno slittamento dei tempi per dare più margine alle case automobilistiche per adeguarsi. Il compromesso, sollecitato soprattutto dai paesi produttori di automobili (in primis Italia, Francia e Germania) non è piaciuto a verdi e ambientalisti che hanno gridato allo scandalo, perché sarà consentito superare i limiti degli ossidi di azoto, nocivi, di oltre il doppio previsto per legge.
Ma ieri è stato anche un giorno nero per i conti della Volkswagen, che ha visto la sua prima trimestrale in rosso da ben 15 anni. Il colosso di Wolfsburg ha chiuso il terzo trimestre del 2015 con una perdita operativa di 3,5 miliardi di euro rispetto all’utile di 3,2 miliardi dello stesso periodo del 2014. A pesare è stato l’onere straordinario da 6,7 miliardi di euro, risorse stanziate da Vw per far fronte ai costi previsti dello scandalo del software truccato per aggirare i test sulle emissioni inquinanti. Il risultato netto è negativo per 1,67 miliardi, contro l’utile di 2,97 miliardi nel 2014.
Con le nuove norme adottate ieri dai 28, dal primo settembre 2017 i nuovi prototipi auto potranno superare del 110% (fattore di conformità del 2,1) il tetto massimo degli 80 milligrammi per chilometro di NOx, contro la proposta iniziale di Bruxelles del 60% (fattore 1,6). Dal primo settembre 2019 (la Commissione chiedeva il 2018) questa soglia entrerà in vigore per tutti i modelli auto. Dal primo gennaio 2020 il fattore scenderà a 1,5, ovvero saranno consentite emissioni in più del 50% per i nuovi prototipi, e dal primo gennaio 2021 per tutti i modelli. Per Bruxelles la soglia doveva diventare zero e i tempi dovevano essere anticipati di un anno.
La barra Ue era stata messa relativamente in alto, puntando sull’effetto Volkswagen per far smuovere i 28, da anni restii a procedere per eliminare le enormi discrepanze – sino al 500% – tra le emissioni “certificate” in laboratorio e quelle rilasciate dalle auto durante la guida reale. Ma è stato chiaro subito che per gli stati membri, in particolare Germania, Italia e Francia sensibili alle esigenze delle proprie case automobilistiche, le proposte di Bruxelles erano troppo ambiziose. Tutti i 28 hanno votato a favore, tranne l’Olanda, mentre la Repubblica ceca si è astenuta.
La commissaria al mercato interno Elzbieta Bienkowska, che sino a qualche ora dal voto ha moltiplicato gli appelli per un esito positivo temendo un’impasse, si è dovuta accontentare, ricordando che l’intesa prevede «comunque una riduzione significativa rispetto alle attuali discrepanze del 400% in media». L’Europarlamento potrebbe però ancora respingere in toto (ma non emendare) l’accordo.
Verdi e ambientalisti sono subito insorti, accusando i 28 di essersi «piegati alle lobby» dell’auto «premiando di fatto le case che “barano” di più», a discapito della salute dei cittadini – si imputano alle eccesive emissioni diesel 100 mila morti in Europa – e dell’ambiente.
«Le auto potranno emettere fino a 168 mg/km fino al 2019, ovvero più del doppio del limite legale, e 120 mg dal 2020, ossia il 50% in più rispetto al limite», ha protestato Greenpeace, parlando di accordo «oltraggioso» come i socialisti Ue. «Scandaloso» anche per i verdi europei, per cui «si tratta di un’autorizzazione a violare la legge». Una «orribile notizia» anche per i libdem Ue per gli effetti su consumatori, qualità dell’aria e competitività del settore auto. La commissaria Bienkowska comunque ha assicurato che «non è finita qui»: è in arrivo una revisione del sistema di omologazioni e motorizzazioni per garantirne l’indipendenza.
Intanto dagli Usa è arrivato uno studio che aggraverebbe la posizione della Volkswagen: l’eccesso di emissioni delle auto tedesche fuori norma in Usa contribuirà alla morte prematura di 60 persone, dice una ricerca di Mit e università di Harvard, quantificando i costi da inquinamento Vw in 450 milioni di dollari per spese sanitarie e sociali.
Il software usato da Vw per superare i controlli, spiega l’indagine pubblicata sull’Environmental Research Letters, consente alle oltre 482 mila auto coinvolte di emettere fino a 40 volte di più di quanto permesso dalla normativa Usa.
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