Un post di Enrico Mentana su Facebook , al vetriolo (l’incipit: «Questa storia del cambio dei direttori è tristissima e pacchiana insieme. È chiaro che l’obiettivo era rimuovere Bianca Berlinguer dal Tg3»). Un rilancio su Twitter, anche più duro, del governatore pugliese Michele Emiliano: «La verità urla nelle coscienze di chi è chiaramente in mala fede».

Presidente, chi è in malafede: Renzi e il cda Rai?

I giornalisti sono sacri, anche quando sono cattivi.

Quindi non doveva rimuovere Bianca Berlinguer?

Mettere le mani così su giornalisti con una storia così lunga e importante mi sembra quanto meno un’imprudenza. Enrico Mentana, per esempio, ha dimostrato di essere un giornalista indipendente. E il suo editore (Urbano Cairo, ndr) ha dimostrato di avere capacità di ’sopportarlo’ ammirevole.

La ragione del cambio del direttore al Tg3 sarebbe l’atteggiamento di Berlinguer troppo equilibrato sul referendum costituzionale, come peraltro dimostrano i dati dell’Agcom. A proposito, lei ha già deciso se voterà sì o no?

La riforma è pessima e attualmente è invotabile perché connessa alla legge elettorale. Non faccio campagna per il no perché il mio mestiere è fare il governatore della Puglia e le cose da fare non mi mancano. Ma andrò a votare, come tutti i cittadini.

E voterà no?

Sono molto insoddisfatto della riforma costituzionale e ancora di più della legge elettorale. E che vada cambiata ormai lo dice anche Napolitano. Ora aspetto di capire se verrà cambiata davvero.

Intanto però in Rai Renzi fa scegliere i direttori favorevoli al sì?

Può darsi che non sia vero. Ma solo intervenire in questo modo presta il fianco a una valanga di sospetti che ovviamente verranno scagliati contro il Pd. E per noi che stiamo nei territori, sopportare tutte le volte il peso di rappresentare il Pd diventa sempre più difficile.

Se l’informazione Rai sarà squilibrata a favore del sì sarà un problema per il paese, non crede?

A mio giudizio purtroppo i media tradizionali non servono più a niente dal punto di vista elettorale, ed è colpa di chi li ha sempre gestiti male. Giornali e tv, con rarissime eccezioni, ormai si sono totalmente delegittimati. E così i cittadini si informano diversamente. Com’è loro diritto.

Lei ha già esperienza di un referendum con tutti i media contro, o quasi. Lei è stato uno dei leader di quello sulle trivelle dello scorso aprile. Dalle reti Rai ci fu persino chi disse che si votava in nove regioni, non in tutta Italia.

Per come si era comportata l’informazione ufficiale durante quel referendum, le mie previsioni erano che non saremmo arrivati neanche al 10 per cento. Ma grazie alla campagna contro il referendum e contro il sì delle tv siamo arrivati quasi al 32 per cento. Quasi sedici milioni di persone sono andate a votare.

Tutto merito della campagna contraria?

Certo. E succederà di nuovo. Se faranno come hanno fatto sulle trivelle, e cioè una campagna a tamburo battente sul sì, vincerà il no. È matematico. Perché gli italiani non si fidano di quel tipo di informazione. E fanno il contrario.