«La situazione attuale richiede un cambio di passo che la stanchezza fisica e mentale a cui sono stato sottoposto in questi lunghi mesi non mi consentono di affrontare». Con queste parole l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco ha motivato le proprie dimissioni da assessore alla Sanità della Regione Puglia rimettendo la delega al presidente Michele Emiliano che le ha accettate.

Alla stampa locale però ha fornito una versione diversa, spiegando che l’«eccellente» rapporto con il governatore pugliese ha avuto una crisi irreversibile quando Emiliano ha deciso di accontentare una famiglia che chiedeva di comperare «un farmaco innovativo e costosissimo» per il proprio figlio Paolo malato di una grave malattia genetica, la Sma. Farmaco che però, secondo l’Aifa, interpellata dallo stesso assessore, «ha confermato che il rapporto rischi benefici è sfavorevole» in un caso come quello in questione. Da scienziato, ha spiegato Lopalco, «sono abituato a lavorare con regole precise», ancor più «se le norme servono a non somministrare farmaci inutili e pericolosi».

Docente di Igiene dell’Università di Pisa ed esperto di malattie prevenibili con vaccini, Lopalco venne chiamato nel marzo 2020 da Emiliano per coordinare la task force contro la pandemia. Da tecnico si trasforma poi in politico, e nel settembre 2020 entra nel consiglio regionale pugliese con un record di preferenze, 14.500. Subito dopo, la nomina ad assessore. Ma al mondo della politica, a suo dire, non si è mai abituato.

In disaccordo con lui è però anche il presidente della Commissione regionale Bilancio, Amati (Pd): «È disumano utilizzare una vicenda dolorosa e scaraventarla nel dibattito politico per giustificare dissidi o dimissioni – dice – L’obbligo di somministrare la terapia genica ai bimbi affetti da Sma è dettato dalla scienza giuridica, ossia dalla normativa. Per la somministrazione del farmaco serve la prescrizione di uno specialista neuropsichiatra e non di un igienista impegnato nei talk show; prescrizione che nel caso del piccolo Paolo è arrivata».