Ci sono tweet e post del governatore della Puglia, Michele Emiliano, a rendere più dura un’altra giornata nero petrolio del Pd. Perché le trivelle, pure le trivelle, spaccano il partito di Renzi. C’è la posizione ufficiale, quella che predica l’astensione al referendum del 17 aprile. Ma ci sono anche le Regioni, quelle che il referendum l’hanno chiesto e ottenuto. E 7 delle 9 regioni che hanno combattuto per il referendum (Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise) sono amministrate proprio dal Partito democratico.

E allora? Emiliano cinguetta: «Io e Barack Obama siamo contro le trivellazioni petrolifere marine. Il Pd italiano che fa? Il 17 aprile vota Sì». E infila il link di un articolo in cui si parla della decisione del presidente degli Stati Uniti di non approvare le piattaforme e perforazioni nell’Oceano. E poi aggiunge: «Obama vieta le trivellazioni petrolifere nell’Atlantico. E noi in Italia dobbiamo fare un referendum!!!». A chi sul social gli fa notare che la consultazione popolare nasce da precise scelte del Pd, Emiliano risponde: «Il Pd siamo noi che lottiamo per l’ambiente non gli altri». E invita a «non dimenticare che senza il Pd non ci sarebbe stato il referendum: l’opposizione impotente – sottolinea – si sarebbe divertita di più. Nel mio partito – aggiunge – siamo quasi tutti contro le trivellazioni e abbiamo chiesto e ottenuto il referendum». Poi, sul suo profilo Facebook, la faccenda viene trattata approfonditamente. Ed è una risposta al documento dei due vicesegretari del Pd che hanno bollato la consultazione popolare come «inutile» e costosa. «È sbagliata e ingiusta questa posizione – tuona Emiliano -. Se il Governo avesse voluto discutere la materia con le Regioni avremmo potuto certamente evitare il referendum, sin dall’inizio. Non è certo colpa delle Regioni se il Governo non è tecnicamente riuscito a neutralizzare con il suo intervento legislativo anche il sesto quesito sopravvissuto. Per evitare i costi del referendum il sistema c’era e consisteva nell’indirlo nella stessa data delle elezioni amministrative». Sarebbe bastato un decreto legge, come già accaduto in passato. Quindi Emiliano prosegue: «Addolora molto tutte le Regioni governate dal Pd che il nostro stesso partito sia così disinformato e facile a propagare luoghi comuni come fossero verità assiomatiche. Non ci pare uno stile degno di un grande partito leader della sinistra europea. Altrettanto falsa è la rappresentazione che l’eventuale accoglimento del quesito referendario superstite determinerebbe dei licenziamenti. Rattrista pensare – dice ancora Emiliano – che tutto questo che ho rappresentato possa diventare irrilevante o falso solo perché la maggioranza del Pd lunedì voterà a schiacciante maggioranza in direzione, senza nemmeno aver inserito il punto all’ordine del giorno».

Secondo il governatore pugliese si sarebbe potuto dicutere in assemblea «solo pochi giorni fa, per sanare la posizione di astensione del Pd improvvidamente anticipata». Una posizione «anch’essa strumentale perché il vero scopo è impedire il raggiungimento del quorum e negare alla maggioranza del popolo italiano di esprimersi».