Quello che è accaduto, e ancora accade, tra il presidente della Regione Puglia e le componenti di genere femminile della società politica e civile pugliese è paradossale e grottesco. Intanto, dopo la prima bocciatura della doppia preferenza da parte di un consiglio regionale a 70 consiglieri, non ci voleva molto per il segretario regionale del Pd – sempre Michele Emiliano – a capire che ce ne sarebbe stata una seconda in un consiglio regionale in scadenza del suo mandato e in procinto di assottigliarsi a 50 consiglieri: la società politica maschile di destra e di sinistra si preparava ad asserragliarsi in un recinto autoreferenziale e monosessuato.

Il segretario regionale del Pd – e futuro presidente della Regione – non era riuscito a convincere (lo voleva veramente?) i consiglieri del suo partito che un’istituzione monosessuata è un’istituzione semplicemente incapace di rappresentare la differenza primaria, quella di genere. Emiliano grida, s’indigna, promette di cacciare i patriarchi e nomina sei capilista donne, le quali accettano grate, si fanno fotografare sorridenti con il patriarca candidato e corrono come formichine a fare la campagna elettorale. Nessuna viene eletta, nessuna nella variegata coalizione di maggioranza di destra e di sinistra, nessuna donna in Sel che si chiamava per l’occasione elettorale “Noi a Sinistra” (d’altronde Sel nei momenti di gloria non aveva eletto donne nemmeno tra 11 consiglieri).

E allora che fa il nostro Emiliano? Cerca assessore esterne ma per statuto non ne può prendere più di due (si deve risparmiare in una regione da stipendi e liquidazioni d’oro); quindi le chiede al M5S (che ne ha elette ben quattro), anzi le pretende, le nomina in contumacia. Quelle giustamente rifiutano e propongono la loro candidata presidente come presidente del consiglio regionale. Ahi ahi, quella carica è già stata promessa a qualche patriarca del Pd.

Quindi il presidente è al capolinea, fine della ricerca affannosa. Ma non è proprio finita: per colmo di ridicolo nomina presidente delle Commissione per le Pari Opportunità un uomo, uno degli affossatori della doppia preferenza nello scorso consiglio regionale. Ora, giacché la Commissione per le Pari Opportunità dovrebbe, in teoria e qualora funzionasse, svolgere azione di controllo per il riequilibrio di genere nelle istituzioni, nei luoghi di lavoro, nella società, la società maschile e patriarcale pugliese può stare tranquilla. L’equilibrio di genere maschile è garantito.