«È possibile che il M5s pensi ‘tanto Emiliano vince lo stesso, andiamo alle elezioni separati, e non lasciamo alla destra venti seggi». Al Teatro Rossini di Gioia del Colle (Bari), venerdì scorso alla serata di inaugurazione del Magna Grecia Awards, il presidente della Puglia Michele Emiliano lancia un nuovo appello ai 5 stelle ma questa volta con un tono amichevole mai usato.

La corsa per la sua rielezione non è una passeggiata, anche se il week end pugliese di Matteo Salvini è stato meno insidioso delle previsioni, fra i fischi a Martina Franca e le provocazioni ormai di maniera. Ma per mettere il suo risultato in sicurezza Emiliano deve provare a portare a casa l’accordo con la candidata Antonella Laricchia. Il fronte pugliese dei grillini già si sfalda: il deputato Paolo Lattanzio minaccia di lasciare il movimento se metterà a rischio la vittoria del presidente uscente (e la tenuta del governo Conte). Emiliano dunque si rivolge all’ala pro Conte del movimento e ricorda «il fico di Galatone» da sotto il quale l’estate scorsa, al telefono, ha propiziato il dialogo fra Conte e Zingaretti per far nascere il governo giallorosso. Ai grillini offre l’accordo, prima del voto ma anche dopo: «Dopo il voto», propone, «potremo fare una giunta come l’altra volta, quando proposi tre assessori grillini. Lo farò ancora, perché per me da sempre è la strada giusta. Ma capisco chi ha vinto le primarie dei 5s e mi ha fatto l’opposizione per cinque anni non si fidi. Antonella (Laricchia, ndr) ha tutta la mia comprensione. Quindi mi auguro di farcela lo stesso», assicura, «Ma se dovesse avere dei dubbi, Antonella, sulla mia vittoria, per favore mi dia una mano prima. Perché sennò rischiamo di fare una castrofe». d