L’audacia procede da un eccesso di lucidità. Il tratto peculiare della vita e della scrittura di Emil Cioran. È il tratto di un’aberrazione. Di rifiuto della «normalità». Di un’offesa irriverente che ci colpisce e ci attrae perché la sentiamo venire da un’esperienza assoluta. Il contatto esperito di un’impossibilità. Una condanna vissuta come dannazione, ma anche liberazione, lo ha portato ad assumere un’esistenza insolente e imperdonabile da chi vede in questa civiltà un luogo di possibile trasformazione della realtà. Ultimatum all’esistenza. Conversazioni e interviste (1949-1994) di Emil Cioran, per l’editrice napoletana La scuola di Pitagora (pp. 480, euro 30), libro che...
Cultura
Emil Cioran, le ragioni profonde e scomode di un esilio
FILOSOFIA. «Ultimatum all’esistenza. Conversazioni e interviste (1949-1994)». Nel cuore delle sue notti insonni, aveva conosciuto gli ultimi della terra e condiviso i saperi degli invisibili. La scrittura equivale a un «phármakon», a una cura che allevia dalla maledizione di vivere e provoca una sorta di risveglio brusco alla realtà. Fa un’analisi implicita del regime economico neoliberale che ha avviato la trasformazione dell’«homo sapiens» in «homo oeconomicus». Ma va ancora olre