Seicento lavoratori del trasporto aereo hanno manifestato ieri a piazza Montecitorio a Roma e hanno chiesto tutele sociali e un piano di rilancio per un settore messo in ginocchio dalla pandemia mondiale. Alitalia, Air Italy, Norwegian, Ernst, Blue Panorama, ma anche aeroporti, handlers, catering e indotto. Filt Cgil Cisl e Uiltrasporti hanno avanzato la proposta dell’apertura dello stato di crisi del settore e l’istituzione di un tavolo di coordinamento tra i quattro ministeri competenti: Sviluppo Economico, Trasporti, Lavoro ed Economia.

SONO OLTRE 50 MILA le persone che rischiano di perdere il lavoro. Il loro settore, ancora prima della pandemia, ha avuto un sviluppo abnorme a livello globale basato sulla precarizzazione. Il blocco della mobilità per il Covid ha precipitato la situazione. In Alitalia sono in ballo 11 mila posti di lavoro e il nuovo governo ha appena iniziato a lavorare sul dossier più impegnativo che ci sia in questo momento. Per Airitaly ci sono 1450 persone senza un posto di lavoro e va rinnovata la cassa integrazione e va trovata una prospettiva industriale. Su questa azienda c’è stata una proposta da un fondo inglese. C’è anche Norwegian che ha messo per strada la settimana scorsa 300 lavoratori italiani. I sindacati hanno incontrato l’ambasciata norvegese e chiedono risposte. E ci sono anche tutti i lavoratori che garantiscono i servizi a terra: nell’handling, nel catering, nelle gestioni aeroportuali. Sono in cassa integrazione. Prospettive nere.

«NON È ARRIVATa ad oggi ancora alcuna convocazione – ha detto il segretario generale della Cgil Maurizio Landini in piazza Montecitorio – Serve che i vari ministeri coinvolti in questa operazione attivino un tavolo complessivo. È sotto gli occhi di tutti che non è una crisi passeggera. Servono anche la conferma del blocco dei licenziamenti e allo stesso tempo un percorso per una riforma vera di tutto il sistema degli ammortizzatori sociali nel nostro paese».

OGGI È PREVISTO un vertice tra i ministeri dello Sviluppo economico, delle Infrastrutture e Trasporti e dell’Economia che affronterà l’emergenza Alitalia. Alla riunione, presso la sede del Mise, è prevista la partecipazione di Giancarlo Giorgetti e del titolare del Mit Enrico Giovannini. Per il Mef dovrebbe partecipare il nuovo ministro Daniele Franco. A tale proposito ieri il leghista Salvini, che ormai si è candidato a guidare un governo personale nel governo «di tutti», ha annunciato di avere iniziato a «dialogare» con non meglio precisati «investitori privati» per «rilanciare a compagnia di bandiera e salvare i posti di lavoro».

IN QUESTO SCENARIO caotico e drammatico, dove i velleitarismi si moltiplicano, ieri il commissario straordinario di Alitalia Giuseppe Leogrande ha detto che la compagnia si appresta a destinare le necessarie risorse finanziarie per regolare al primo marzo stipendi e l’anticipo della cassa integrazione. In una lettera al ministro del lavoro Orlando Leogrande ha chiesto l’avvio di un «confronto istituzionale» per »avviare e concludere nel minor tempo possibile l’iter per il riconoscimento della Cgis mediante il pagamento diretto da parte dell’Inps in luogo del pagamento mediante conguaglio». L’Inps ieri ha sostenuto che non c’è stato «nessun ritardo da parte nostra» sulla cassa integrazione. I problemi sarebbero dovuti all’azienda alla quale Inps avrebbe segnalato alcune incongruenze il 16 febbraio e l’ha invitata a una rettifica per erogare le prestazioni.

«GIUSTA LA RICHIESTA dei sindacati di rivedere il piano industriale. Bisogna rifinanziare una nuova compagnia Ita con 3,5 miliardi di fondi» ha detto Marco Miccoli, responsabile Lavoro del Pd. «Ita, la newco dello Stato non è ancora in condizioni di partire poiché incerto il perimetro degli asset ereditabili da Alitalia. Noi insistiamo per il ripagamento del prestito dello Stato ricevuto da Alitalia attraverso il conferimento dei suoi asset al Mef e il conseguente trasferimento a Ita al fine di assicurarne l’immediata operatività» ha sostenuto Stefano Fassina (LeU).