Il territorio vomita veleni, ieri è arrivato l’allarme sulle falde acquifere avvelenate (ma i primi dati sono del 2008 quindi anche questa non è una novità). Domani pomeriggio partirà da piazza Mancini a Napoli la manifestazione «Fiumeinpiena – stop biocidio» e la parola tornerà a popolazioni e comitati, gli unici a denunciare senza sosta lo scempio che si andava consumando.

Per diciannove anni i governi che si sono susseguiti hanno affrontato la crisi in Campania fingendo di vedere solo i rifiuti solidi urbani, cancellando dall’agenda quelli industriali, smaltiti illegalmente in tutta Italia e in particolare al sud. Il ministro della Salute dell’esecutivo Monti, Renato Balduzzi, si spinse fino ad affermare che gli altissimi tassi di tumore nelle province di Napoli e Caserta erano il frutto di un cattivo stile di vita. L’attuale ministro Beatrice Lorenzin si subito allineata al suo predecessore per poi cambiare opinione: la Campania è inquinata. Se ne sono accorti tutti i ministri all’improvviso e tutti vogliono correre nella Terra dei fuochi a dare una mano. La campagna mediatica è ripresa come negli anni passati, quando c’erano i sacchetti per strada. La sceneggiatura sembra diversa ma il finale è il solito. Persino l’esercito sembra tornare in pista, proprio come all’epoca dei commissariamenti. Ieri il ministro della Difesa Mario Mauro ha detto di non escludere l’impiego delle Forze Armate per vigilare sullo sversamento di rifiuti tossici nella «Terra dei Fuochi».

A giugno il governo vara il decreto del Fare, il testo riguarda «Disposizioni urgenti per il rilancio dell’economia», convertito in legge ad agosto. L’articolo 41 prevede: «Il ministro dell’ambiente nomina con propri decreti uno o più commissari ad acta per provvedere, in via sostitutiva degli enti competenti in via ordinaria, alla realizzazione e all’avvio della gestione degli impianti nella regione, già previsti e non ancora realizzati». I commissari ad acta possono espropriare terreni, disporre tutte le infrastrutture necessarie agli impianti, decidere sulle compensazioni ambientali. Si tratta dello stesso copione che il governo Berlusconi ha cercato di far ingoiare alle popolazioni attraverso il commissariamento targato Protezione civile. In questo caso la giustificazione è la procedura d’infrazione aperta in sede comunitaria. «C’è un chiaro profilo incostituzionale – spiega l’avvocato Maurizio Montalto, dell’Istituto italiano per gli studi delle politiche ambientali – infatti lo scopo della norma non è risolvere l’emergenza ma accelerare i processi amministrativi in una sola regione, esautorando gli enti locali. Si scavalcano gli organi democratici, esautorati da un’autorità nominata dall’alto».

Gli impianti già previsti e non ancora realizzati naturalmente sono i termovalorizzatori. Che rispuntano anche nel disegno di legge in materia ambientale collegato alla legge di Stabilità 2014 in via di approvazione. La norma prevede la costituzione della rete nazionale degli inceneritori, la moratoria di un anno nella costruzione di nuovi ad eccezione delle regioni in emergenza, come la Campania appunto. Per ora la regione non è riuscita a portare a termine la gare per gli impianti di Napoli e Giugliano e a Salerno la procedura è bloccata. Ma un nuovo clima di allarme potrebbe riaprire la partita. Gli affari così potrebbero riprendere tra impianti e bonifiche.

Intanto sulle popolazioni veglia il tavolo permanente voluto dal ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando. Tra i partecipanti il capo della Polizia, Alessandro Pansa. La procura di Napoli vorrebbe rinviarlo a giudizio per traffico illecito di rifiuti: i fatti si riferiscono al 2007, quando era commissario straordinario per l’emergenza rifiuti, e riguardano l’inchiesta «Marea nera» sullo smaltimento del percolato, la sostanza liquida prodotta dalla decomposizione dei rifiuti che sarebbe stata gettata direttamente in mare. Ma dai processi in materia è facile uscire illesi: l’attuale normativa è inadeguata, i tempi di prescrizione troppo stretti per la giustizia italiana e spesso le pene si riducono a multe. I colletti bianchi vanno assolti e solo i camorristi restano nelle maglie dei processi, grazie alle prescrizioni più lunghe. Eppure la scorsa settimana il vicepresidente del Csm Michele Vietti, a Napoli, ha trovato il modo di dichiarare che non servono nuove fattispecie di reato per le emergenze ambientali.