Un nuovo fronte di guerra dello Stato Islamico starebbe per aprirsi nei paesi del Centroasia post-sovietici. È quanto ha sostenuto ieri allarmato il Ministero degli interni russo in una nota ufficiale. Secondo il vice ministro dell’Interno Igor Zubov “è in atto un trasferimento massiccio, per mezzo di elicotteri, di combattenti dell’Isis dal Pakistan al confine del Tagikistan. Da quell’avamposto prevediamo provocazioni su larga scala”.

Allo stesso tempo i militanti dello Stato Islamico, al fine di costituire un nuovo califfato, intenderebbero utilizzare una massa di manovra composta da migranti e di rifugiati sostiene l’amministrazione del Ministero degli affari interni per il Tatarstan. L’obiettivo finale sarebbe poi quelli di collegare i nuovi venuti alle altre migliaia di migranti già presenti sul territorio russo ai confini di Tagikistan e Uzbekistan.

Zubov, da parte sua ritiene che in tale contesto va appuntata soprattutto l’attenzione alle ondate di migranti che stanno entrando sul territorio della federazione già da alcuni mesi. “Stiamo vedendo in questi mesi un afflusso di migranti di origine musulmana di diverse nazionalità (Pakistan, Uzbekistan e Tagikistan) sul territorio russo. Nonostante il fatto che, secondo la nostra intelligence, abbiano iniziato a comportarsi in modo rispettoso della legge, l’ideologia che portano con sé molti di costoro, richiedono la nostra più grande attenzione” ha dichiarato il vice ministro.

Nel settembre 2018, l’inviato speciale del presidente russo per l’Afghanistan, Zamir Kabulov, aveva affermato che i terroristi si stanno preparando a destabilizzare la situazione politica interna in Asia centrale. Kabulatov aveva anche sottolineato che militanti dell’ISIS si stavano concentrando nel nord dell’Afghanistan e nelle province al confine con il Tagikistan e il Turkmenistan. Paesi, questi ultimi, la cui difesa è costituita perlopiù dall’esercito russo che ha distanza in quelle zone alcune basi militari. Le stime russe parlavano già allora di gruppi che complessivamente superavano le 10mila unità ed erano in rapida crescita grazie al congiungimento con nuove forze di foreign fighters “di ritorno” che avevano acquisito esperienze in Siria e Iraq

Un pericolo diventato sempre più incombente: lo scorso anno erano state scoperte e liquidate ben 37 celle terroristiche che pianificarono attacchi terroristici nel sud della Russia.