Si spengono le luci ma non tacciono le voci. Le luci sono quelle dei monumenti di tutte le città italiane: si sono spente all’unisono alle 20 di ieri sera e l’oscuramento si è prolungato per mezz’ora. Le voci sono quelle dei partiti, dei sindacati, delle associazioni che reclamano un intervento tempestivo contro l’impennata delle bollette. Anche il buio, del resto, faceva parte del coro: era la formula adottata dall’Anci per «sensibilizzare» il governo. I toni più alti sono quelli del Pd, che ieri ha riunito la segreteria: «Chiediamo al governo la settimana prossima un doppio intervento su bollette, energie e bonus», ripete Letta. Quella del Pd, ma in realtà di tutti i partiti della maggioranza, è una pressione a tutto campo. Mira da un lato a varare subito un cospicuo decreto sostegni, dall’altro a impostare una strategia in grado di fronteggiare la situazione non a colpi di interventi tampone.

LA CRISI NON SARÀ breve. Nessuno si illude più sulla «transitorietà» dell’aumento del costo dell’energia, neppure a Bruxelles. Il commissario Gentiloni lo dice chiaramente: «I prezzi dell’energia resteranno elevati per molto tempo e le pressioni sui prezzi si stanno allargando a diversi beni e servizi». Insomma morde la crisi, morde l’inflazione (per il 2022 la Commissione Ue la stima al 3,8%) e prima o poi morderà anche l’aumento dei tassi imposto dall’inflazione stessa. Lagarde e la Bce stanno prendendo tempo nella speranza di rinviare la stretta monetaria sino agli ultimi mesi dell’anno per non strozzare la ripresa. Ma è solo questione di tempo.

ANCHE LA MESSA a punto di una strategia strutturale richiede tempo. Di sicuro passerà per un maggior uso delle risorse autarchiche di gas e per l’accelerazione delle rinnovabili. Ma in entrambi i casi gli effetti non arriveranno presto e implicano scelte strategiche in materia di transizione energetica sensibilmente diverse. Per il sostegno sulla bolletta di marzo invece il tempo scarseggia e le incognite sono ancora numerose. La cifra, prima di tutto: di certo supererà i 5 miliardi, potrebbe arrivare a 7. Poi, a ruota, l’individuazione delle coperture: a seconda di quanto Draghi deciderà di investire manca all’appello una somma variabile dall’uno ai tre miliardi. Dove trovarli? Il governo ha chiaro dove non trovarli: nello scostamento di bilancio. Draghi non vuol neppure discuterne: ci andrebbe di mezzo la credibilità del Paese, che si è impegnato a ridurre e non ad aumentare il debito. Ma i partiti non sono convinti, non tutti almeno. Fassina, da LeU, ripete che senza ritoccare il bilancio non sarà possibile un intervento adeguato. Anche i 5S, per bocca del ministro Patuanelli, non escludono lo scostamento: «Se è per il caro energia non si tratta di debito cattivo». Dalle aste Ets arriveranno 3,5 miliardi. Dagli immancabili «fondi inutilizzati» se ne ricaverà un altro. Il resto va trovato nei prossimi giorni.

L’ULTIMO PUNTO interrogativo attiene ai destinatari del sostegno. L’elenco dei soggetti bisognosi è telefonico: le famiglie più disagiate sono in testa alla lista del governo, seguite dalle imprese, dalle amministrazioni locali, senza dimenticare la sanità. Lo stesso aiuto alle famiglie va definito. In base ai dl varati per le due precedenti bollette, riguarda le famiglie con Isee entro gli 8.265 euro, che diventano 20mila se si tratta di famiglie con quattro o più figli a carico, più percettori di reddito o pensione di cittadinanza. Nel complesso sono 3 milioni di famiglie per l’elettricità, 2,5 per il gas. La richiesta dei partiti, e anche l’intenzione iniziale del governo, sarebbe l’allargamento della platea, a fronte di aumenti che in marzo potrebbero toccare il 55% per l’elettricità e il 41% per il gas. Ma la coperta è corta: senza scostamento potrebbe rivelarsi cortissima.

SULLE BOLLETTE, almeno sugli obiettivi, tra governo e maggioranza c’è piena sintonia. Sul secondo fronte aperto da Lega e 5S, al quale si aggiunge ora con determinazione il Pd, invece no. La richiesta di eliminare la stretta sulle cessioni di credito per il Superbonus non convince Draghi. Modifiche ci saranno ma, almeno per ora, non nella misura radicale invocata dai partiti. I nodi arriveranno al pettine la settimana prossima. Ma già oggi, salvo possibilissimi rinvii, il cdm si troverà alle prese con un capitolo spinoso: le concessioni balneari. Gentiloni, a nome dell’Europa, insiste: «Vanno riassegnate con le gare». Salvini si imbufalisce: «Indegna invasione di campo della Ue». Come viatico non c’è male.